In
ricordo di un amico...Ruggero Marinello (1963-2009)
L'ultima volta che ci siamo visti mi aveva mostrato con orgoglio
il disco dei Black Crowes in vinile, la sua passione più recente. Ne andava fiero
perché Ruggero si dedicava in modo totale, con entusiasmo, alle sue scoperte e
aveva tutti i suoi piccoli rituali (spesso conservava persino il cellophane e
gli sticker dei dischi, per dirne una) nell'affrontare e nel vivere la musica
che per lui è sempre stata un punto di riferimento, una fonte di sostentamento,
persino una luce chiarissima nei tanti anni oscuri e dolorosi che ha vissuto insieme
a un'intera generazione massacrata dall'eroina. Era stato molto, molto coraggioso
a raccontare quella storia, la sua storia, in Un gioco da ragazzi,
un piccolo ma importante libro che andrebbe letto nelle scuole ed era stato puntiglioso
nel ricostruire il suo legame con Patti Smith in Danzando a piedi nudi.
A scrivere ci era arrivato più per una somma di svolte e inversioni che per una
vera e propria vocazione, ma almeno ci ha lasciato un paio di tracce da seguire.
In realtà, la qualità che non
dimenticherò mai di Ruggero sarà la sua ironia, a tratti persino beffarda. Quando
una telefonata di poche parole mi ha detto che si era addormentato e non si è
risvegliato, non sono riuscito a piangere per più di un minuto, perché un attimo
dopo già sorridevo pensando a tutte le sue invenzioni (e ne aveva una al giorno).
Era capace di tirarmi scemo chiedendomi se conoscevo o cosa ne pensavo dell'ultimo
Dick's Picks, solo per cercare di capire se l'avevo già comprato (perché me lo
voleva regalare lui). Era tanto ironico quanto generoso, ma riusciva a farmi andare
fuori di testa perché riusciva a tenermi mezz'ora al telefono senza spiegarmi
esattamente cosa volesse (e poi ridevamo entrambi come pazzi). Conoscendomi, tra
l'altro, una volta si presentò con una perfetta divisa da nazista, con l'unico,
preciso scopo di farmi incazzare (gli promisi che alla prima occasione l'avrei
tirato sotto con la macchina). L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma il suo
ricordo sarà sempre capace di strapparmi un sorriso. Anche
perché Ruggero con la sua lentezza (esasperante, quando si trattava di parlare
di quel delicatissimo argomento che è il lavoro) era di una gentilezza metodica,
cristallina, non affettata. Magari ci metteva un'eternità a stapparti una birra,
ma nel frattempo riusciva ad appassionarti al milionesimo ascolto di Horses.
Il suo mondo, quando riusciva a stare bene, era un placido tran tran scosso appena
appena da un disco nuovo, da un concerto o dalla rivoluzione digitale che, negli
ultimi anni, gli aveva scoperchiato un vaso di Pandora a cui attingere senza pietà.
Bisognerebbe imparare, a vivere un po' così, senza grandi pretese, e forse staremmo
tutti vagamente meglio. Anche per questo, la gioia e la fortuna di aver conosciuto
Ruggero sono infinitamente maggioritarie, rispetto allo sconforto per la sua partenza.
Ciao "pirlone", sei stato un grande. (Marco Denti)
Mi avevi promesso
due nuove sensazionali "scoperte". Erano quelle cantautrici che amavi tanto: eri
partito con Patti Smith, una folgorazione, trent'anni fa, e non avevi più smesso.
Anche se dal rock'n'roll ogni tanto avevi preso qualche deviazione, innamorandoti
di folksinger dall'aria stralunata, con voci sottili e canzoncine che finivano
in un sussurro. Sapendo di parlare con un insensibile rocker - seppure dalla vena
romantica di tanto in tanto - lo facevi di proposito a provocarmi. Ci eravamo
detti che ci saremmo risentiti come sempre, che se avevi voglia di proporre nomi
nuovi e nuove recensioni eri sempre il benvenuto. Anzi, ho pensato...alza un po'
quel maledetto culo, era ora che ti rimettessi a scrivere qualcosa per Rootshighway:
le tua liste a fine anno erano sempre tra le più curiose e interessanti.
Per Ruggero la musica era cibo
per un'anima ferita, ma di una delicatezza estrema, e del suo intuito guarda un
po' mi fidavo, anche quando i gusti erano così distanti. E poi come facevi a dire
di no a quello sguardo: così generoso, senza inganni, senza pretese. Mi era apparso
così quasi una decina di anni fa, la prima volta che lo vidi tra i tavoli di una
birreria. Aspettavo quelle recensioni
e quelle maledette cantautrici da qualche settimana, ma tardavano ad arrivare.
Ad un certo punto nella mia casella di posta non ci sono finite più. L'ho scoperto
troppo tardi il perché, altrimenti sarei andato direttamente da lui a lamentarmi,
nonostante non mi potesse sentire. Potevi
avvertirmi Ruggero, questi scherzi non si fanno. Proprio tu poi, che al telefono
mi tenevi delle ore solo per spiegarmi che non si poteva proprio leggere quel
5 dato a quel tal disco e che non si poteva non parlare di quell'altro imperdibile
album…anche se lo avevano sentito probabilmente due parenti nel lontano Oklahoma
o in uno scantinato di New York. Mi mancherà molto quel tuo mondo, che in fondo
era un po' anche il mio, soltanto con la differenza che tu lo attraversavi con
molta più passione e senza pregiudizi, almeno così mi sembrava. Dentro quel mondo
c'erano i tuoi scaffali che crollavano sotto il peso dei cd (e dei cellophane
che non toglievi mai), c'erano le nuove casse del tuo stereo fatte su misura (ehi,
grazie ancora, se mi senti, per quelle vecchie che hai regalato a me, suonano
ancora bene!)…e chi se la scorda quella tua stanza, un posto dove "ascoltare"
che traboccava di dedizione e lassù in alto il poster di Patti Smith, inamovibile.
(Fabio Cerbone)
Ruggero Marinello ha viaggiato insieme a noi sulle Roots Highways
per molti anni, discreto, appassionato, sempre pronto a dare il suo piccolo, fondamentale
contributo. Lo trovate sparso qui e là nel nostro archivio dal 2002 ad
oggi e lo trovate ancora nei credits, dove forse non sparirà mai. Trovate
anche i suoi libri, raccontati sul nostro sito:
Un gioco da ragazzi
Danzando a piedi nudi. Le rivouzioni di Patti Smith
Ciao
Ruggero |