File Under:roots
rock di
Fabio Cerbone (23/11/2012)
Un
beat sbarazzino che sembra avere assorbito tutto il fascino di quello strano nome
da garage band metà anni sessanta; le radici ben salde nella provincia alternative
country ma con un occhio di riguardo alla melodia; un paio di fratelli cresciuti
con il rock'n'roll ascoltato alla radio e i vinili di Gram Parsons scoperti per
magia al college. Mischiate in dosi accurate e avrete un'idea dei Trapper Schoepp
& The Shades, quattro ragazzi di Milwaukee che firmano un nuovo fiammante
contratto di distribuzione a livello internazionale con la Side One Dummy (casa
di Gaslight Anthem e Flogging Molly fra gli altri) dopo una prima edizione indipendente
del loro Run, Engine, Run, terzo capitolo dal debutto A Change in
the Weather nel 2007.
Le voci insomma hanno cominciato ad allargarsi dal
freddo Wisconsin, narrando le gesta di una piccola rock'n'roll band con buone
canzoni, chitarre spianate e quel gusto tradizionalista che ti aspetteresti da
gente che ha ricevuto la prima macchina su cui scorazzare (la stessa a cui fa
rifetimento il titolo dell'album) dal nonno agricoltore in South Dakota. Una Mercedes
del 1964 ad essere precisi, che in fondo ha un po' il sapore vintage delle canzoni
dei fratelli Schoepp: Trapper, principale songwriter, alla voce e chitarre e Tanner
al basso e cori, completati nella line up dalla batterie di Jon Phillip (proveniente
dai misconosciuti Limbeck) e dalla sei corde solista di Graham Hunt. Da quando
hanno fatto i bagagli dalla minuscola Ellsworth per Milwaukee hanno cementato
l'idea di un roots rock che abbracciasse sempre di più il loro piccolo mondo,
senza perdere di vista il presente: e allora dentro il violino dell'ospite Gina
Romantini e soprattutto l'essenziale pedal steel di Spacey Casey Prestwood, salpando
dalle carezze sixties un po' californiane di So Long
e schizzando subito verso il sussultare country rock di Cold
Deck e il battito stradaiolo di Wishing Well.
Da qualche parte fra lo spiccato senso della melodia degli Old 97's (c'è
un'evidente sensibilità melodica in comune fra Trapper Schoepp e il leader di
questi ultimi, Rhett Miller) e il college rock che fu dei Gin Blossoms, Trapper
Schoepp & The Shades rimettono in carreggiata un rock americano fieramente di
serie b, ma con armonie e semplicità di approccio che non vanno disprezzate. Certo
il gran luccicare di steel e armonica in Run, Engine,
Run, il perfetto bignami alternative country di Ally e
Twenty Odd Years, le bizze elettriche di Pins and Needles e
Wednesday, My Dear, la spacconate garage
rock di Mercy Blues nel finale hanno tutte
traiettorie precise e solchi scavati da altri prima di loro, ma la produzione
di Daniel McMahon (che guarda caso ha lavorato con interessanti outsider quali
Cory Chisel e Cameron McGill) mantiene tutto al confine tra bella maniera e spontaneità
adolescenziale. Il risultato non avrà l'impronta dell'originalità, ma chi la esige
a gran voce per le rock'n'roll band di questa pasta forse non ha ben compreso
il senso del loro essere sulla strada.