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songwriter di
Emilio Mera (07/02/2012)
"Ciao
Mondo Crudele", il titolo ironico del nuovo album di Gretchen Peters, ci
riconsegna un'artista al termine di un periodo travagliato fatto di forti cambiamenti.
Prima il disastro ecologico petrolifero del Golfo del Messico che ha riguardato
il suo cottage in Florida, dove è abituata a rifugiarsi per comporre, poi la perdita
di un caro amico per suicidio, seguito da un altro disastro naturale (inondazione)
nella sua nuova città di adozione, Nashville, cui si aggiunge la nota positiva
del matrimonio con il compagno di sempre, il pianista Barry Walsh. Hello
Cruel World è un album che, come dice la songwriter del Colorado, "mette
a nudo tutto quello che uno sente e cha ha dentro di sé senza nessuna menzogna
o mezze verità. Ho voluto scrivere canzoni oneste che possono suonare oscure,
ma che riescono a parlare da sole". Tulle le undici composizioni di questo nono
album (e sono tanti), sembrano catturare le emozioni che la cantante di Nashville
vuole trasmetterci con tutta onestà.
Nonostante sia sempre etichettata
come "country", con Hello Cruel World Gretchen si presenta in veste nuova con
una raccolta intima, personale che infonde alcuni elementi di country con tocchi
di folk, blues e soprattutto tanto pianoforte, dimostrando, se ce n'era bisogno,
tutta la sua maturità. A supportare il suo songwriting partecipano un superbo
cast di musicisti che include oltre al marito, il chitarrista Will Kimborough,
il violoncellista Chris Carmichael, il bassista Viktor Krauss oltre al produttore
Doug Lancio (anche alle chitarre). Il suono twangy della chitarra e la
voce a volte affilata come un rasoio, a volte dolce come il miele aprono l'album
con la title-track, un singolo sorretto dal suono del violino, del piano e dalla
profonda voce di Gretchen. Il brano Saint Francis
è dedicato all'unico santo ecologicamente corretto ed è stato scritto a quattro
mani con l'amico di sempre Tom Russell (bella la loro collaborazione nell'album
One To The Head, One To The heart) ed è sorretto oltre che dal piano dal
bouzouki di Will e da un coro femminile. The Matador
è una ballata soffusa dal sapore latineggiante che sa di tex-mex e confine messicano,
grazie al suono della fisarmonica, mentre l'eccellente Dark
Angel vede la partecipazione di Rodnely Crowell ed è forse l'unico
brano cui affibbiare l'etichetta country.
La bluesata Paradise
Lost è una swamp song che ha il sapore agreste della Louisiana e ricorda
la collega Lucinda Williams con un ritornello che ti si appiccica in testa con
estrema facilità. L'energica Woman On The Wheel gode
di una bella melodia con i cori femminili e l'apporto di Kimborough a contornare
la voce di Gretchen. Il gentile tocco della chitarra e del piano accompagnano
la dolce e intima Five Minutes (che dura proprio
5 minuti) mentre la notturna Camille (scritta
con Matrarca Berg e Suzy Bogguss, entrambe songwriter da tenere d'occhio) è imbastita
dal suono jazzato della tromba (di Vinnie Ciesielki) e da quello del piano. Le
lente Natural Disaster e Little
World sono i brani più deboli della raccolta, girano su qualche accordo
di piano e sulla voce di Gretchen. La conclusiva Idlewild
è invece il capolavoro del disco con quel dolce cello ad introdurre un brano pieno
di pathos e di tanti piccoli dettagli strumentali in grado di evocare forti sentimenti.
Con questo album Gretchen ci consegna il suo mondo (come si vede dalla copertina)
fatto di canzoni capaci di trasmettere forti emozioni. Un'ulteriore maturazione
per un'artista forse troppo sottovalutata.