Father John Misty
Fear Fun
[
Bella Union/ Self 
2012]

fatherjohnmisty.com
bellaunion.com

File Under: Blues from Laurel Canyon

di Fabio Cerbone (02/05/2012)

Father John Misty è un alter ego che nasce da ragioni molto private e contraddittorie, lo spiega lo stesso J Tillman, songwriter, batterista, barbuto menestrello di Seattle che come spesso accade ha sfruttato il proprio dolore personale per dare fuoco alle visioni di questo Fear Fun, sorta di esordio o ripartenza. Dopo una serie di intriganti, acclamati dischi nel solco del più puro folk americano degli anni 2000 (vedere alla voce Bonnie Prince Billy e Iron&Wine), la sua trasformazione in Father John Misty sancisce l'età adulta, quella in cui mettersi "in mostra" celandosi in realtà con scherno dietro un nome fittizio. Così Tillman spiega direttamente l'intenzione di curare depressione e ferite, anche mancanza di ispirazione e perdita di contatto con la musica, attraverso una nuova creatura collettiva che paradossalmente potesse raccontare i suoi luoghi oscuri, le sue visioni bizzarre, ma anche le immagini più terra terra e l'umorismo di certi pensieri quotidiani. Lì insomma dove l'esplicito dolore può persino accostarsi all'edonismo più sfrenato.

Fin qui l'aura in cui immergere e far decantare Fear Fun da un punto di vista lirico e per così concettuale, quello che segue sono quindi canzoni musicalmente più rotonde a ambiziose. Non credo J Tillman abbia letto esplicitamente i nostri consigli, ma quello che auspicavamo in Year in The Kingdom si è davvero realizzato, vale a dire un confronto serrato, responsabile con un produttore, dei musicisti affini e un'aspirazione che lo mettessero veramente alla prova. Lasciati alle spalle definitivamente i Fleet Foxes (parentesi dal 2008 ad oggi, mai abbandonando però la sua parallela carriera solista) J Tillman ha scovato l'anima gemella in Jonathan Wilson, re mida della rinascita rock californiana: dal suo decantato Gentle Spirit a Fear Fun il passo è breve, anche se di mezzo staziona il lavoro non indifferente del quotato Phil Ek in sede di missaggio. L'ingegno di quest'ultimo sulle numerose demo imbastite dalla coppia Tillman-Wilson negli studi situati nel Laurel Canyon non è infatti da sottovalutare per l'esito finale: un disco aggraziato che sparge effluvi soft rock e country lisergico, ballate struggenti che uniscono il sole scuro della California di Dennis Wilson con l'eleganza di Harry Nilsson, le fragranze agresti di un fuorilegge texano (il country in salsa swamp di Well, You Can Do It Without Me pare degno di Waylon Jennings) con l'inquietudine sudista di Gram Parsons (il brioso honky tonk elettrificato di Tee Pees 1-12, compreso lo svolazzo di pedal steel, violino e pianoforte), trascinando infine l'incantato e allucinogeno folk rock psichedelico di un disco come il citato Gentle Spirit su terreni più contenuti (Nancy From Now On, il fluttuare "cosmico" di Misty's Nightmares 1 & 2 e This is Sally Hatchet).

La scuola Fleet Foxes resterà per taluni inconfondibile (dall'ardente apertura di Funtimes in Babylon alla dolcissima cantilena Everyman Needs a Companion in chiusura), eppure c'è da precisare quanto Father John Misty si tenga a distanza da certa manieristica costruzione armonica: i celestiali intrecci vocali degli ex compagni migrano in un brano come O I Long to Feel Your Arms Around Me, ma Tillman sa conservare una carica più rustica, irrequieta, quando ad esempio in Hollywood Forever Cemetery Sings (anche i titoli sono uno sfoggio di fantasia e provocazione) si ricorda dei suoi trascorsi di inizio carriera con Damien Jurado e si inventa un ballata younghiana e rugginosa, oppure testimonia in I'm Writing a Novel un resoconto delle sue velleità da scrittore, musicandola sulle note di un rustico rock'n'roll che ripiomba in pieni anni settana. D'altronde la copertina parla da sola: una mistica hippie al tempo stesso giocosa, ironica e immersa nella personale rivisitazione di una lontana stagione rock, senza per questo apparire anacronistico o semplicemente emulativo.



    


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