File Under:Americana,
folk rock di
Fabio Cerbone (05/06/2012)
Fratelli
ideali Rodney Crowell e Mary Karr: la parentela a cui fa richiamo
il titolo di questa raccolta non è certamente quella di sangue, ma forse una più
profonda e intellettuale. Entrambi texani, cresciuti a un centinaio di miglia
di distanza, ma con esperienze di vita simili e strade che si sono poi divise
su due binari paralleli. Crowell lo conosciamo bene, uno degli autori più rispettati
(e fortunati) dell'altra Nashville, che in anni recenti ha ripreso slancio con
una serie di album maturi disseminati di Americana e country d'autore, ultimo
in ordine di tempo l'ottimo Sex
& Gasoline. Mary Karr appartiene invece al mondo alto della letteratura,
stimata poetessa e insegnante con cattedre presso le prestigiose università di
Harvard e Syracuse. I suoi libri di memorie, in particolare Cherry e il
fortunato The Liar's Club, sono alla base di questo incontro: hanno colpito
molto l'immaginario di Crowell (che ha citato per la prima volta la Karr in Earthbound,
un brano finito su Fate's Right Hand), generando infine una completa condivisione
del songwriting.
Pur cimentandosi per la prima volta con la forma canzone
vera e propria, Mary Karr sembra perfettamente a suo agio: insieme la coppia artistica
da vita a una serie di ricordi che si basano essenzialmente sui difficili rapporti
vissuti in famiglia, sull'educazione e l'influenza della religione nelle loro
vite. Per dare corpo a questi ritratti Kin non si limita a cedere
il microfono a Rodney Crowell, ma preferisce svilupparsi come una sorta di songbook
al quale attingere con diversi protagonisti, sotto la regia magistrale di Joe
Henry (produttore anche del precedente, citato, Sex & Gasoline). Da qui la
natura corale di questo progetto, sorta di tributo sotto mentite spoglie, dove
struggenti ballate country, elementi della tradizione folk e lo stile melodico
inconfondibile dello stesso Crowell sono messi al servizio di più voci.
Aperto
da una classica che più classica non si può Anything
But Tame, concentrato del migliore Crowell della maturità, l'album
si dipana infatti attraverso le partecipazioni caratterizzanti di altri interpreti,
prime fra tutte le regine dell'Americana Norah Jones (nella deliziosa If
the Law Don't Want You), Lucinda Williams (strepitosa e lancinante
in God I'm Missing You, che da sola vale il
prezzo del biglietto), Lee Ann Womack (nella rustica Momma's
On a Roll), Rosanne Cash (una meno riuscita Sister Oh Sister)
ed Emmylou Harris (elegante e fragile in Long Time Girl Gone By). A contrastare
questo "sbilanciamento" femminile, causa evidentemente la stessa sensibilità della
Karr come autrice, si pongono, oltre allo stesso Rodney Crowell (lo ritroviamo
al timone nella rutilante I'm a Mess) le sole
presenze di Vinge Gill e Kris Kristofferson: il primo ammanta di una pastorale
leggiadria country Just Pleasing You, mentre
il vecchio leone Kris spalleggia l'amico Rodney in My
Father's Advice, bozzetto familiare dal ritmo irish scandito dal violino.
Roots music adulta, magari un po' ricercata a tavolino, che unisce tuttavia la
moderazione e l'eleganza dei toni con la spessore delle liriche.