File Under:Love
songs for the Fall di
Nicola Gervasini (26/11/2012)
Ci
vorrebbe uno speciale di dieci pagine per raccontare la storia di Paul Kelly,
cantautore che sta all'Australia come Bruce Cockburn sta al Canada, e cioè un
intoccabile mito locale. Attivo fin dal 1981 con una serie di album ben venduti
in patria e apprezzati all'estero senza aver mai avuto troppo successo, Kelly
è uno di quelli che difficilmente sbaglia un colpo. Se la vostra discografia ancora
non lo contempla, andate almeno a recuperare alcuni suoi piccoli classici come
Under The Sun del 1987 (disco di platino in Australia) o il più intimista Words
And Music del 1998. Spring And Fall arriva dopo cinque anni di silenzio,
giusto il tempo di dedicarsi ad un po' di sana e fruttuosa retrospettiva (nel
2010 è uscito un cofanetto live di ben otto cd), ed è probabilmente il miglior
modo che potreste avere per addentrarvi nel songwriting di questo validissimo
autore.
Strutturato come un concept sulle svariate visuali che uno stesso
problema di cuore può avere a seconda di chi l'osserva, il disco potrebbe anche
sembrare fin troppo lento e adagiato su un impianto elettro-acustico che non lascia
spazio alla spettacolarità, ma a lungo andare la validità delle canzoni fa vincere
l'insieme. Registrato con il nipote Dan Kelly e il produttore Greg J Walker (che
in patria è noto per un progetto one-man-band chiamato Machine Translations, che
ha prodotto non pochi album), l'album è breve ed essenziale, undici brani che
non si buttano via grazie a delicati arrangiamenti d'archi e tocchi di piano e
mandolino che impreziosiscono piccolo gemme come None
Of Your Business Now o I'm On Your Side.
Nei testi non si nascondono particolari misteri, Kelly si limita ad usare
le parole dell'amore per seguire le melodie e costruire una sorta di diario di
una vita assieme (For The Ages non specifica
se il rapporto è di tipo matrimoniale, ma sicuramente si parla di amori per la
vita), soffermandosi sulle difficoltà di comunicazione (Cold
As Canada), le dichiarazioni d'amore (New Found Year), i tradimenti
(Someone New), i dolori (Little Aches)
e i pentimenti (Gonna Be Good). Alla fine
dire che "vince l'amore" fa magari un po' libro di Moccia, ma è la sensibilità
e la voce nasale (ricorda tanto quella di Jeff Finlin) dell'autore che danno all'insieme
quel tocco melodicamente sofferto che lega Spring And Fall a filo diretto con
i grandi cantautori degli anni settanta (Gordon Lightfoot uno dei primi che vengono
in mente). Consigliato a chi non ha mai smesso di cercare la folk-love-song perfetta.