Ci
sono artisti che pubblicano i propri dischi regolarmente, con la puntualità da
orologio svizzero. Magari hanno un contratto che gli impone i tempi e loro, correttamente,
li rispettano. Ne esistono altri, invece che per far uscire un nuovo album hanno
bisogno di un'occasione, o più semplicemente di un'ispirazione. Lucy Kaplansky,
non c'è dubbio, appartiene a quest'ultima categoria e ne è la piena conferma questa
sorta di concept album autobiografico, sulla sua famiglia, rappresentato da Reunion,
che segue la splendida parentesi con il trio Red Horse (con Eliza Gilkyson e John
Gorka). Ciò che ho sempre apprezzato di questa artista di Chicago, di origini
chiaramente polacche, sono la sua grande sensibilità umana (splendido il suo album
"The Red Thread"), ma soprattutto il calore che emana dalla sua voce, così morbida
e avvolgente: una sorta di "coperta acustica" per le fredde notti invernali.
L'intimità
che contraddistingue i suoi pezzi stavolta l'ha portata ad aprirci le porte di
casa e a farci entrare nella storia dei rapporti con sua figlia (adottata in Cina
nel 2004), i suoi genitori (il padre, Irving, matematico e pianista molto noto
oltreoceano) ed i parenti più stretti. La sensazione, devo dire, è piacevole e
nostalgica come una cena insieme ad un caro amico che non si vedeva da un bel
po' di tempo. In una delle stanze meglio addobbate c'è un quadretto folk molto
toccante intitolato Mother's Day in cui Lucy
ci racconta il giorno in cui arrivò a casa Molly ed è commuovente la descrizione
della naturalezza del clima di amore quotidiano che si respira. Sono quasi certo
che con un po' di attenzione riuscirete a sentire perfino l'odore della colazione
a base di uova che sta cucinando alla sua piccola prima di accompagnarla a scuola.
Dolci i ricordi del suo arrivo a New York in Life is
Beautiful, dove la città le sembrava così grande e nuova (bella la
steel guitar sullo sfondo) ed il tutto rivisto oggi con la malinconia post 11
settembre.
Emozionate, ancora, suona la title track che descrive didascalicamente
il viaggio di 5 ore, nel 1971, da Chicago a Toronto, per andare a trovare i nonni
e egli zii, titolari di una pasticceri ed il cui disegno è riprodotto sulla copertina.
I muri allestiti con le foto della nonna ed i forti sentimenti alla base della
solida relazione fra il padre e gli zii suonano, rispettivamente, così reali e
sinceri che riesce a trasmettere vibrazioni veramente uniche. La "dimora della
memoria" è talmente grande, poi, da lasciar spazio perfino al triste ricordo del
padre morente (I'll See You Again) ed ai versi
della ninna nanna che gli cantava la mamma nella finale Sleep
Well. La stessa accattivante cover di I'm
Looking Through You in versione acustica, dei Beatles di Rubber Soul,
scommetterei che sia stata verosimilmente scelta perché collegata a qualche momento
della sua infanzia, anche se per i dettagli converrà chiedere direttamente alla
cantautrice. A questo punto non mi resta che consigliarvi di accettare l'invito
di Lucy Kaplansky, se dalla musica vi attendete un abbraccio, o una carezza, ma
soprattutto se avrete voglia di ascoltarla attentamente, senza limitarvi a sentirla,
come spesso accade un po' a tutti, con distaccata superficialità.