File Under:country,
Americana di
Davide Albini (12/11/2012)
Si
riforma la coppia country australiana fra Kasey Chambers e Shane Nicholson,
che tanto successo di critica e di pubblico (specialmente in patria, ma con notevoli
attenzioni suscitate anche nel pubblico Americana di Nashville) aveva ottenuto
nel 2008 attraverso il primo disco di duetti, Rattlin' Bones. Al tempo quella
operazione fu vista, soprattutto per la Chambers, come un ritorno alle sue origini
artistiche, con un sound meno elettrico e pop e più strettamente connesso con
la sua formazione tradizionale (ricordiamoci infatti che la famiglia Chambers
è una piccola istituzione in Australia in fatto di country music, e guarda caso
il fratello Nash firma la produzione del nuovo lavoro). L'intreccio delle voci
con il marito Nicholson e la struttura fortemente rurale dei brani, con una chiara
derivazione dallo stile old time e appalachiano da una parte e un forte accento
gospel country dall'altra, li posiziona fin dagli esordi sulla falsariga di altri
protagonisti del rinascimento roots, tra cui è doveroso citare la coppia Gilllian
Welch/ Dave Rawlings e forse i più affini (per qualità vocali) Buddy & Julie Miller.
Wreck and Ruin ricrea quella magia e soddisferà i palati
più esigenti dei tradizionalisti, senza mai dimenticare però l'immediatezza delle
armonie, la spontaneità delle melodie e la gioiosa intesa strumentale: il banjo
che ci trasporta nel profondo Sud in Adam and Eve,
il fiddle che lo affianca e guida le danze della stessa Wreck
and Ruin o di una galoppante Dustbowl.
Composto per buona parte in un vecchio capanno, ad un'ora e emezza di strada dalla
loro abitazione, letteralmente immersi nella wilderness australiana, registrato
poi nei Foggy Mountain Studios (un nome, una certezza se si parla di roots music)
di Nash Chambers, altro luogo isolato in una valle densamente ricoperta di arbusti,
Wreck & Ruin ci restituisce dunque un'atmosfera bucolica e antica, che fa
di tutto per ricreare e cogliere lo spirito di una musica dal cuore antico. Kasey
Chambers e Shane Nicholson riescono nell'impresa perché appaiono a loro agio,
ispirati tanto quanto la nuova band che li affianca.
Temi familiari e
religiosi, pene d'amore e l'universalità degli affetti sono naturalmente al centro
di queste ballate rurali, come esige il genere stesso. Osservanti quindi della
memoria folk, ma con un pizzico di modernità nel canto, ci narrano The
Quiet Life e Your Sweet Love sui
toni morbidi e acustici che accompagnano l'intera session, vagando per dolci walzer
country (Familiar Strangers), malinconiche ballate agresti (la bellissima
Have Mercy On Me) e improvvisi sussulti ai
confini tra country blues e grezza hillbilly music (Flat
Nail Joe e l'irresistibile ritmo di Sick as
a Dog). La coppia descrive il disco come qualcosa di "tradizionale
ma non convenzionale": non so se siano riusciti nell'impresa, anche perché questa
musica suona troppo ancorata al passato per rendersi indipendente da certi modelli,
ma di certo hanno dato prova di ulteriore preparazione, bissando le qualità del
primo episodio.