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Willie Nelson
The Border
[Legacy Recordings 2024]

Sulla rete: willienelson.com

File Under: across the border


di Fabio Cerbone (20/06/2024)

Un altro album di Willie Nelson? E perché no, si potrebbe rispondere alla domanda già di per sé un poco retorica. L’importante è che l’ispirazione si dimostri ancora brillante come in occasione di questo The Border, sebbene siano diventate persino stucchevoli le statistiche sul numero di pubblicazioni in carriera (i più informati pare ne abbiano contate 75, limitandosi soltanto ai dischi di studio, delle quali ben 7 a partire dal 2020) e sull’età stessa del protagonista, che entrato nel nono decennio della sua esistenza non vede ragioni per smettere proprio adesso (e chi siamo noi d’altronde per arrogarci il diritto di chiederglielo?).

Così il binomio artistico con il produttore Buddy Cannon si rinnova, a caccia di canzoni originali che i due scrivono spalla a spalla, nonché scandagliando il songbook di più e meno giovani colleghi, ai quali Nelson sembra chiedere una suggestione, un verso, un’immagine per renderle proprie e interpretarle attraverso quella voce che, invecchiata certamente, conserva comunque il suo fraseggio inconfodibile, quel portamento da texano che swinga leggero e nobile fra tradizione country e languori western.

Si potrebbe partire dal fondo questa volta, per comprendere le ragioni dell’infinito viaggio musicale di Willie Nelson, anche a novantuno anni compiuti, quando in How Much Does It Cost, riflettendo sempre sullo scorrere del tempo e cosa lasciare in eredità su questa terra, canta “'Cause I'm a songwriter and always will be/ But how much does it cost to be free?”, giocando sulla sua figura di icona della country music, una carriera interminabile affrontata a viso aperto, imponendo le sue regole. Ma è tutto l’album a flirtare con il suo mito, come non potrebbe essere altrimenti, scegliendo gli orizzonti di speranza e dolore nella stessa The Border, danza accorata sul confine messicano che arriva dal recente repertorio di Rodney Crowell e alla quale è affidata l’apertura del disco, diviso fra romanticherie, ballate d’amore e di ricordi, omaggi alla terra che lo ha allevato e alla musica che lo ha segnato.

Con una chitarra del protagonista più presente, l’inseparabile Trigger, e un contorno che alterna sentimentalismo e lievità, The Border offre, tra gli originali, l’accoppaiata di Once Upon a Yesterday e What If I'm Out of My Mind, soffiando sulla nostalgia, e si lancia quindi nell’heartland sonoro di una notevole Kiss Me When You're Through, dove ermege il sospiro dell’armonica di Mickey Raphael, partner irrinunciabile di mille incisioni. È ancora il canzoniere di Rodney Crowell a concedere l’agrodolce tono crepuscolare della ballad Many a Long & Lonesome Highway, mentre Hank's Guitar, firmata da Cannon con Bobby Tomberlin, è il racconto di un sogno che solletica la leggenda del country, introducendo poi alla rievocazione di Bob Wills e del peculiare linguaggio dello western swing con Made in Texas, scopiettante brano scritto da Shawn Camp, talento al quale più volte Nelson si è rivolto in questi anni.

Il finale di un disco breve, coerente, con tutto l’amore e il mestiere che può esprimere un musicista con questa storia alle spalle, assume ancora i colori di un dolce tramonto, affidandosi al romanticismo di Nobody Knows Me Like You e alla citata ammissione di How Much Does It Cost. Registrane un altro Willie!


    



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