Se ci fosse
una classifica per le copertine più belle dell’anno, sicuramente la lussureggiante
vegetazione tropicale, come in un quadro di Rousseau, di questo Wild
& Precious Life la vincerebbe. Il disco di debutto solista di
Duane Betts arriva dopo un lunga gavetta con band come Backbone69,
Whitestarr, Dawes, The
Allman Betts Band (con i figli degli altri fondatori della Allman
Brothers Band) e ovviamente affiancando il leggendario padre come membro
dei Dickey Betts & Great Southern. Essendo figlio di uno degli storici
fondatori della formazione più famosa del Southern Rock, è chiaro che
il terreno di crescita di Duane (nomen omen) non poteva che essere buono
e il risultato anche dei suoi sforzi solisti non poteva che affondare
le radici nella musica umida e appiccicaticcia della Florida.
Insieme a Johnny Stachela alla chitarra, a Berry Duane Oakley al basso,
a John Ginty alle tastiere e al batterista Tyler Greenwell, Betts accetta
l’offerta degli amici Susan Tedeschi e Derek Trucks e registra, naturalmente
in analogico, questo suo lavoro presso gli Swamp Raga Studio a Jacksonville,
di proprietà della citata coppia Tedeschi/Trucks. Ci sono anche ospiti
illustri come Marcus King, Nicki Bluhm e il maestro dello slide in persona,
Derek Trucks. Il tutto è prodotto da Duane Betts e Johnny Stachela, Jim
Scott al mixaggio e Bobby Tis come ingegnere del suono. In totale ci sono
dieci brani originali, quelli che Betts e Stachela hanno considerato i
migliori della session negli studios della famiglia Tedeschi Trucks.
Già dalle prime note di Evergreen,
l’apripista del disco, si sente netta e inconfondibile l’influenza dell’Allman
Brothers Band, nelle armonie di chitarra, negli assoli slide lancinanti,
con tanta bravura anche qui ma con un pizzico di radiofonicità in più.
Waiting on a Song vira verso il country con una lap steel che fa da
contrappunto al canto. I cambi di tonalità rimandano una volta di più
alle cavalcate psichedeliche della suddetta band sudista. Nulla da dire
ovviamente sull’esecuzione, perché i ragazzi sono cresciuti a una scuola
che non ha pari e sanno decisamente il fatto loro. Quasi un tormentone
risulta il riff di Forrest Lane, bellissimo
brano fra il country e il southern rock, mentre il primo ospite compare
in Colors Fade. La cantante Nicki Bluhm, infatti, duetta aggiungendo
armonie evocative alla voce non sempre eccelsa di Duane Betts (le stesse
canzoni in mano a Chris Robinson, per dirne uno, guadagnerebbero almeno
un paio di punti). Saints to Sinner ricorda invece la parentesi
americana (dalle parti di Keep on Growin’ o giù di lì) di Eric
Clapton con al suo fianco un giovane Duane Allman alla chitarra. La coda
strumentale del brano poi è da godere in religioso silenzio.
Derek Trucks suona la slide in Stare at the Sun. Intendiamoci,
sia Betts che Stachela sono chitarristi pazzeschi, sia in slide che con
la chitarra standard, ma basta qualche nota nello stile unico di Trucks
per cambiare il mood al brano. E questo Stare
at the Sun è probabilmente il meglio riuscito del disco. Molto
interessante anche l’episodio strumentale Under the Bali Moon,
che prepara al finale con tre brani intensi come Sacred Ground,
venata di soul, Cold Dark World con Marcus King che duetta con
Betts alla chitarra, e Circles in the Stars, ballad suonata su
una Martin vintage, appartenuta al padre Dickey.
Se si vuole proprio trovare un difetto al disco, comunque notevole, forse
è nel fatto che le canzoni sono delle grandi e incredibili jam psichedeliche,
ma sembra che la parte della scrittura dei brani sia stata in parte sacrificata
e, a nostro parere, non altrettanto curata. Ad ogni modo Wild & Precious
Life non si riferisce solo alla copertina, ma alla vita in sé, selvaggia
e preziosa, qui rappresentata da uno spaccato di musica americana contemporanea
e allo stesso tempo fortemente ancorata al passato in cui la stirpe dei
Betts ha dato un grosso contributo.