Sofisticata ed emozionale
al tempo stesso, la voce di Allison Russell mette a nudo l’anima
di una donna che ha affrontato un percorso di rinascita personale e di
affermazione del proprio talento. Già da qualche anno una delle nuove
voci femminili più interessanti del folk americano, inteso quest’ultimo
nell’accezione più larga e inclusiva possibile, Allison è un’artista canadese
che ha cercato ostinatamente la sua strada mettendosi alla prova in progetti
dalla diversa natura: prima la tappa a Vancouver, dove è stata parte attiva
del trio delle Po’ Girl, fugace meteora del mondo roots blues, quindi
lo spostamento nel Midwest, formando il duo dei Birds
of Chicago, insieme al futuro marito JT Nero, infine il traferimento
a Nashville, dove è nata la collaborazione disvelatrice con Rhiannon Giddens
nelle Our
Native Daughters, splendida realizzazione storico-musicale
sul ruolo delle donne nella vicenda dello schiavismo e dell’emancipazione
del popolo afroamericano.
Il 2021 è l’anno della completa "liberazione", attraverso un
disco di esordio solista, Outside Child, che è prima di
tutto un atto di confessione pubblica sugli abusi subiti da ragazzina
(il violento padre adottivo), sull’adolescenza martoriata, prima data
in affidamento, poi fuggita di casa, indifesa fra le strade di Montreal,
e infine sull’incontro salvifico con la musica. Tale è la densità e forte
è il peso di queste tematiche, quanto è leggiadro e brillante il tono
della parte musicale - annunciati dallo stesso singolo prescelto, una
luccicante ballata quale Nightflyer
- colonna sonora che accompagna per mano senza sferzare colpi bassi, ma
accogliendo semmai l’ascoltatore nella stessa vita di Allison Russell.
La duttilità della sua voce, l’espressiva movenza dei registri scelti
per interpretare il materiale sono le chiavi per entrare nel mondo ferito
di Outside Child, album prodotto a Nashville con Dan Knobler (già
al lavoro con Rodney Crowell, Lake Street Dive e molti altri) e che vede
la partecipazione attiva delle McCrary Sisters, di Erin Rae e Ruth Moody,
altrettante donne capaci di compenetrarsi nell’afflato vocale, diviso
tra tenerezze folk, passione gospel, signorilità pop, che contraddistingue
il canto, quest’ultimo spesso alternato fra inglese e francese, di episodi
quali Montreal, The Hunters,
Poison Arrow o la trasparente dichiarazione
Little Rebirth.
Allison dipinge con le note inusuali del suo clarinetto dai languidi toni
blues, una steel guitar infonde di tanto in tanto note “nashvilliane”
(la fulgente melodia di Persephone) ma senza abbracciare i prevedibili
standard dell’Americana, mentre i colori offerti da organo e piano elettrico
completano il quadro, che si muove secondo pennellate leggere, tenerezze
sempre in contrasto apparente con l’intensità dei dolori narrati dalla
Russell, quelli presenti in 4th Day Prayer,
piccolo splendore soul, All of the Women,
strepitosa e un po’ spettrale preghiera condotta da voci e banjo, Hy-Brasil,
austera melodia gospel folk che ricorda davvero da vicino l’opera più
recente dell’amica Rhiannon Giddens. Concluso dalla compassionevole melodia,
accompagnata da piano e voce, di Joyful Mortherfuckers (cantata
in coppia con il compagno JT Nero, co-autore della maggior parte dei testi),
ispirata in parte dalle parole della nonna di Allison Russell, Outside
Child svela il suo febbrile valore catartico, per la protagonista
certamente, ma anche per chiunque vorrà porsi in simbiosi con queste canzoni
di rinascita.