Non serve presentare una
leggenda della chitarra come Steve Cropper: con oltre 60 anni di
carriera alle spalle, attraverso la musica della Stax, il blues, la consacrazione
a mito con il film dei Blues Brothers e le pubblicazioni da solista.
Nel mezzo una carriera come session man, che lo vide suonare accanto a
John Lennon, Ringo Starr, Jerry Lee Lewis, Paul Simon, e una di produttore,
grazie alla quale realizzò album per Jeff Beck, Tower of Power, Robben
Ford, solo per citarne alcuni. Impossibile poi non riconoscere la sua
chitarra in brani come Green Onions di Booker T & the MGs, Midnight
Hour di Wilson Pickett, oppure nell’evergreen (Sittin’ On) The
Dock of the Bay di Otis Redding, dove appare anche come autore così
come in Knock on Wood di Eddie Floyd. La sua biografia cita poi
che Bob Dylan ed Eric Clapton vollero lui e i suoi MG’s come band per
la festa del loro trentesimo compleanno, e che i Beatles mandarono una
Bentley a prenderlo per poterlo conoscere personalmente durante la sua
prima visita in Inghilterra.
Un personaggio più vicino al mito che all’uomo, per il quale abbiamo un’ammirazione
sconfinata (per quello che può contare la nostra opinione, ovviamente).
Il primo disco di Steve Cropper risale al 1969, con With a Little Help
from My Friends, e oggi, a ottant’anni suonati, esce il suo nuovo
lavoro, Fire it up. Usando le sue stesse parole, quest’album
è differente da tutta la musica che c’è fuori, perché è fatto di vecchi
groove e perché, con il lockdown (ancora quel maledetto virus…), Cropper
ha avuto finalmente il tempo di scrivere cose che aveva in mente da anni.
Tredici brani in tutto, canzoni originali scritte da Steve in cui figura
anche come produttore.
Bush Hog è il brano strumentale di apertura che rimanda direttamente
a Booker T & The MG’s. Groove e suoni vintage con un riff di chitarra
nuovo, ma al tempo stesso senza tempo. Avrebbe potuto essere stato registrato
nel 1967 e non ci saremmo accorti della differenza. La title track Fire
It Up segue a ruota: un classico ritmo r&b in cui si intravedono
tutti i lick di Steve Cropper (una goduria per i chitarristi) mentre Roger
C. Reale canta con la stessa energia di Eddie Floyd o Rufus Thomas. L’assolo
poi è un omaggio (voluto o meno) a Soul Man, il che rende anche
questo brano un instant classic nel suo genere. Grande ballata, One
Good Turn, ha il sapore dell'r&b degli anni 60, con un assolo
di chitarra dove Steve scivola dolcemente sulle note in un crescendo di
tono mentre duetta col piano.
Ci sono brani con un gran tiro di chitarra come I’m Not Having it o
ancora Out of Love. Far Away sembra composta per essere
cantata da Jake Blues e suonata dalla Blues Brothers Band, mentre uno
dei pezzi migliori del disco, The Go Getter Is
Gone, il cui testo è stato scritto a quattro mani con Roger
Reale, ha un tiro funk incredibile come se fosse uscito intonso dagli
anni 70. In sostanza i tredici brani che compongono Fire It Up sono
di un groove e di una freschezza incredibili, ci rimandano ai tempi della
Stax e al revival soul/blues iniziato con quell’operazione tanto folle
quanto geniale dei Blues Brothers. A ottant’anni passati, quest’ultimo
lavoro di Steve Cropper ci fa capire che, per chi ha stoffa da vendere
e argomenti a supporto, l’età è solo un dato anagrafico. Classe pura.