A vederli così, incorniciati
in quella copertina volutamente "retromaniaca", nella grafica
da vinile fine sixties, nascerebbe il cattivo pensiero di liquidarli come
l’ennesimo recupero di suoni e visioni appartenuti ad epoche lontane.
Noi che abbiamo imparato a conoscerli bene, dall’esordio promettente di
Strange Country all’affermazione con The
Siren’s Song, sappiamo che dalla musica diKacy Anderson
e Clay Lithicumsi irradia una eco viva di folk rock e ballate
rurali perdute, ma anche una capacità tale di renderle fuori del tempo
che il divario con i classici non è affatto pura imitazione. Questi ragazzi
canadesi, cugini per nascita, coppia artistica in simbiosi, sembrano avere
letteralmente assorbito storie, dinamiche, immaginario di uno stile, per
innervarlo di nuova linfa. Se ne è accorto Jeff Tweedy (Wilco)
- non uno qualunque nel mettere il proprio tempo a disposizione del duo
Kacy & Clayton - il quale, dopo essere stato folgorato da questa
loro capacità di sintesi, li ha persino convinti che erano “bravi quanto
gli artisti da cui stavano attingendo l'ispirazione”.
Parole esagerate o meno, Carrying On è il secondo episodio
che prende forma presso il famoso The Loft di Chicago, studio casalingo
dei Wilco dove Tweedy non ha fatto altro che lasciare emergere l’intesa
del duo nei ricchi dettagli di voci e chitarre, nel rincorrersi denso
di parole, sospiri e narrazioni dalle immense praterie del Saskatchewan,
luogo di origine che continua ad essere fonte di illuminazione per le
loro composizioni. E il sound di Carrying On è la prima cosa che
colpisce davvero: qualche centimetro ancora più avanti nella metamorfosi
elettrica che era già in atto con il predecessore The Siren’s Song,
sempre meno strettamente acustico come agli esordi e sempre più caratteristico
nel sottolineare il lavorio costante del bravissimo Lithicum alla sei
corde, quel garbuglio di twang country e anima blues, di folk elettrico
e musica “cosmica” che ammaliante si sposa con la vocalità estatica e
languida di Kacy Anderson.
Prendeteli come dei nipotini imprevisti del linguaggio rock che un tempo
si fece agreste e psichedelico tra America e Inghilterra, come se le coppie
artistiche fra Emmylou Harris e Gram Parsons e Richard & Linda Thompson
si fossero scambiate i rispettivi partner: solo così fioriscono gli aneliti
di The Forty Ninth Parallel e della
stessa Carrying On, il mistrero dei rintocchi di High
Holiday e di una sospesa The South Saskatchewan River (in
entrambe alla voce solista un indolente Clay Lithicum), i palpiti di In
a Time of Doubt e di una incalzante e cristallina Intervention.
Disco breve e omogeneo nelle atmosfere come ci avevano abituati in passato,
dieci brani in presa diretta o quasi, con la sezione ritmica formata da
Andy Beisel (basso) e Mike Silverman (batteria), Carrying On esprime
tutta l’immediatezza di Kacy & Clayton nell’elaborare il nuovo materiale,
rodato dal vivo nei due anni di tour che lo hanno precededuto e impresso
su album senza disperdere il calore dei sensi.
Tweedy ha svolto un compito egregio e si percepisce tutto nei riverberi
e nell’ambiente sonoro, ma il resto è merito soltanto delle canzoni, che
possiedono davvero qualcosa di antico e magico, moderne folk song che
rievocano vicende di famiglia e di radici in Providence Place,
Mom and Dad Waltz #2, ma soprattutto nella chiusura da eccitazione
country con That Sweet Orchestra Sound,
omaggio al nonno di Kacy e alle band rurali che allietavano il dopo lavoro
fra campi e ranch del Saskatchewan. Impossibile a questo punto ignorarli:
Carrying On chiude idealmente un trittico discografico in crescendo.