GospelbeacH
Let it Burn

[Alive records 2019]

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File Under: pacific coast jam rock

di Pie Cantoni (14/10/2019)

Non si è ancora del tutto dissipato il velo di tristezza dovuto alla tragica scomparsa di Neal Casal, infaticabile "operaio" del rock che si è tolto la vita lo scorso agosto, che ecco arrivarci quello che forse è il suo ultimo lavoro completo in studio - Let it Burn, inciso con i GospelbeacH - a riprova del fatto che lui era sempre lì, con la sua chitarra in mano, due turni straordinari inclusi, ad aiutare, a portare avanti il verbo del rock n roll americano. Questo è il terzo album per la band di Los Angeles, composta, oltre che dal compianto Neal Casal (CRB, The Cardinals) ovviamente alle chitarre e seconde voci, da Brent Rademaker (fondatore anche dei Beachwood Sparks) alla voce e chitarra, Tom Sanford alla batteria, Kip Boardman al basso e Jason Soda alla chitarra.

Le influenze sono tutte nella West Coast, dalle latitudini di grandi jam band alla Grateful Dead, al classic rock di Tom Petty & The Heartbreakers per intenderci, senza perdere però lo sparkle e il calore della costa opposta. Il risultato è interessante, seppure a tratti altalenante: certo Brent Rademaker non è né Chris Robinson alla voce né Ryan Adams, troppo pulita e troppo poco “gospel”, la musica della band è un trip jammato sulla costa pacifica degli States, ma se si ripercorre filologicamente il genere, si rischia di venire immediatamente paragonati ai grandi mostri sacri e il risultato ovviamente non può finire né in pari, né tantomeno con una vittoria. Let It Burn passa in rassegna i Grateful Dead più melodici in ballate come Bad Habits, il rock appunto di stampo Heartbreakers come Dark Angel, passando per l’honky tonk in I’m So High fino ai rimandi al primo Neil Young in Baby (it’s all your fault), dove per un istante l’orecchio ci fa uno scherzo e ci aspetteremmo di sentire l’attacco... “Well, I dreamed I saw the knights in armour coming,Sayin' something about a queen”...

I richiami dell'amata West Coast però passano anche per David Crosby, Jackson Browne, Fletwood Mac e tutte le influenze del principale autore dei brani, Rademaker. La chitarra di Neal Casal è sempre in bella evidenza, soprattutto nelle code jammate, intrecciandosi con le altre chitarre, la lap steel, il piano e l’organo, creando il tessuto sonoro che ha sempre caratterizzato la sua produzione, anche se Brent Rademaker non brilla per espressività e le canzoni non riescono sempre ad essere di grande spessore (come avviene invece in Nothing Never Changes), anche con qualche passo falso (Get it Back, The Fighter). Sicuramente Neal Casal ha dato tanto alla musica e il peso della sua mancanza si sentirà profondamente. Let It Burn non è sempre il modo migliore per ricordarcelo, ma per fortuna contiene tanti spunti musicali con cui consolarci della sua assenza.


    


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