Bywater Call
Bywater Call

[Gypsy Soul Records 2019]

bywatercall.com

File Under: soul rock, southern soul

di Fabio Cerbone (13/01/2020)

Questa è davvero la sorpresa che non ti aspetti: sette musicisti di Toronto e un disco che trasuda passione southern soul come se arrivasse dal più afoso degli stati del sud, un mix di Muscle Shoals, Memphis e New Orleans rivisto e corretto dal sound più aggressivo e moderno di gruppi come la Tedeschi Trucks Band. Il paragone non credo sia scomodato a caso, perché i punti di contatto sono alla luce del sole e non rappresentano affatto uno svantaggio per i Bywater Call. È soltanto un sentire comune, arrangiamenti corposi che ripercorrono i sentieri del southern rock e del vecchio r&b di casa Stax, ballate inzuppate di gospel, accoglienti chitarre slide e sezione fiati, ma soprattutto una voce, quella di Meghan Parnell, che fa la differenza in ogni brano.

Sono dieci quelli che compongono il loro esordio omonimo pubblicato sul finire dell’autunno, tutti originali e in grado di reggersi sulle proprie gambe: non semplicemente una buona imitazione, dunque, ma una band capace di esprimersi con una sua forte personalità, seppure nel solco di un genere. Questo è il migliore complimento che si possa fare, lasciandosi trascinare dal funkeggiare elettrico dell’iniziale, sussultante Arizona e dal r&b ruvido e con la giusta dose di “sporcizia” di Forgive. Le caratteristica dei Bywater Call sono già tutte presenti: la citata slide di Dave Barnes, che certo ha studiato alla scuola sudista dei fratelli Allman, anche se non eccede mai in solismi, preferendo ricamare intorno al beat della canzone; i fiati di Julian Nalli (sax tenore e baritono) e Stephen Dyte (tromba); le tastiere di Alan Zemaitis; naturalmente ultima ma non ultima la citata Meghan Parnell, che è l’anima della formazione, voce soulful e che si "spezza", roca al punto giusto, irruente quando serve, romantica di rigore nelle ballate.

Il disco arriva dopo una seria gavetta dal vivo, la migliore scuola da sempre, suonando nei festival nazionali e con una nomination ai Maple Blues Awards come Best New Artist: la differenza si sente, le canzoni sono rodate e il sound rispecchia il calore di un'esibizione dal vivo, con le backing vocals femminili che infiammano Talking Backwards, mentre l’introduzione alla languida Bring Me Down apre ai sette minuti più intensi dell’album, ballata che esprime tutte le dinamiche di Meghan Parnell e le qualità dei Bywater Call nel dare forma alla loro idea di musica. Non ci sono episodi sottotono, solamente qualche nota di mestiere, ma il suono arrochito, emozionale, sopperisce a tutto: ancora soul con il cuore in mano in Nightmare e Hometown, pulsazioni funky in Over and Over, interpretazioni da manuale della Parnell in Silver Lining e nell’aspra e rabbiosa Walk on By, con chitarre affilate e un tratto blues rock che monta di intensità. Chiusura più acustica e “stilosa” son Swing Low, che si gonfia di suoni strada facendo, a riprova del talento dei Bywater Call e dalle notevole produzione.

Se la grinta di Susan Tedeschi, con e senza il compagno Derek Trucks, se la recente affermazione di Samantha Fish, o se la brava e misconosciuta Bonnie Bishop hanno aperto una breccia nel vostro cuore, allora mettetevi sulle tracce di questi ragazzi canadesi. In tour in Europa in queste settimane (Francia, Germania, Olanda e oltre), per favore qualcuno distribuisca questo disco anche da noi e soprattutto si segni il nome della band per la prossima venuta.


    


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