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Emotional weather report di
Nicola Gervasini (17/10/2018)
Ammetto
fin da subito che ho dei seri problemi ad essere obiettivo con Graham Parker.
Per cui facciamo un esperimento: guardiamo per esempio il video di Girl
In Need, il nuovo singolo (per quali classifiche?) tratto da Cloud
Symbols, suo ventiduesimo album di inediti. Proviamo quindi a far finta
di non conoscerlo. Cosa vediamo e sentiamo? Io vedo un vecchio rocker, in un vecchio
salone, con una band di vecchi, che suona un brano costruito su un giro stravecchio
leggermente swingato, che lui stesso ha già usato in passato più volte, e che
oltretutto ricompare anche in altri pezzi dello stesso nuovo album (Ancient
Past, Dreamin' o Bathub Gin lo rallentano, ma il concetto è
sempre quello). Insomma, a voler essere neanche cattivi, ma obiettivi, rispetto
a quello che è rimasto del grande carrozzone del rock, Parker è ormai un personaggio
che vive ai margini, e forse anche un po' di rendita.
Eppure lo ammetto,
non riesco a fare a meno delle sue nuove storie, raccontate con quella voce che
non sai mai se parla seriamente o ti sta pigliando in giro, ma che quando vuole
tocca corde emotive accessibili a pochi altri. Ecco, potrei anche finire qui la
recensione di Cloud Symbols (che ha l'ennesima copertina oggettivamente brutta
della sua carriera, tra l'altro), ma a questo punto inserisco la modalità "passione"
(che non è mica "una parola qualsiasi", ci ha insegnato proprio lui)
e passo a raccontarvi il nuovo libro di storielle di quest'uomo al quale devo
tanto anche nella mia vita personale, sebbene questa sia esattamente la frase
che un buon recensore dovrebbe evitare di scrivere. Ma bando alle regole, Parker
mi piace perché pur raccontandoti il rapporto che abbiamo con le nuove tecnologie
con il punto di vista del vecchio che paragona il tutto al mondo come lo conosceva
fino a qualche anno fa, lo fa con una leggerezza e un'ironia che lo rende sempre
e comunque credibile. E in fondo, anche se davvero non sembra, attuale.
Cloud
Symbols è una sorta di concept (nato su richiesta del regista Judd Apatow per
la serie Love, in onda su Netflix) che parla di un uomo che guarda le previsioni
del tempo sullo smartphone e vive anche la sua vita reale attraverso le sensazioni
che ti può dare sapere che al momento piove a Roma, ma c'è il sole a Los Angeles.
Il tutto letto con aria divertita (in Brushes
si parla di gustare ostriche con doppi sensi sessuali alquanto chiari), o emozionata
(ballate come Is The Sun Out Anywhere o Maida
Hill gli vengono sempre benissimo). Abbandonata la parentesi iper-nostalgica
con i Rumour, ad aiutarlo stavolta ci sono i Goldtops (Martin Belmont, Geraint
Watkins, Simon Edwards e Roy Dodds), ma le differenze si notano poco, considerando
il largo uso della stessa sezione fiati usata con i vecchi compagni di viaggio.
Non c'è davvero nulla di nuovo nel disco di Graham Parker, se non il fatto
che oggi queste canzoni intrise di soul, pop e folk ci sembrano quanto mai ancora
necessarie.