Si
apre con una ballata culto del folk blues americano, Blues
Run the Game dello sfortunato Jackson C Frank, e si chiude parimenti
con un classico, questa volta della tradizione folk inglese, Reynardine,
già incisa a suo tempo dai Fairport Comvention nel capolavoro Liege and Lief.
Stiamo parlando del ventesimo album solista di Martin Simpson, al netto
di collaborazioni sparse e generose, in più di quarant'anni di carriera, iniziata
nel 1976 e svoltasi fra i due approdi dell'Atlantico, diviso fra la madre patria
inglese e gli amati Stati Uniti, dove si traferì per vivere e suonare al fianco
della moglie Jessica Radcliffe.
Trails & Tribulations è
l'ennesima dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, dell'impeccanbile tecnica del
chitarrista e della profonda conoscenza del musicista, qui autore ma anche ricercatore
di tradizionali e cover. Non abbiamo mai incrociato i nostri destini con la figura
di Martin Simpson, e credo sia un peccato perché dall'alto dei suoi innumerevoli
premi (presenza costante la sua ai BBC Folk Awards in Inghilterra) e partecipazioni
(ricordiamo il lavoro al fianco di June Tabor e Albion Band, ma anche i dischi
a tema world music con musicisti dalle provenienze più disparate, persino con
David Hidalgo dei Los Lobos), Simpson è l'esempio perfetto del compromesso fra
preparazione strumentale e qualità nel songwriting. Un dato che non difetta neppure
al nuovo Trails & Tribulations, inciso con Andy Bell e un quintetto di musicisti
di area folk rock dove spiccano il fiddle e la viola di Nancy Kerr, l'accordion
e la melodica di Andy Cutting nonché un giovane discepolo dello stesso Martin,
John Smith alle chitarre. C'è anche la figlia Molly a rafforzare le parti vocali
in brani che hanno il sapore di racconti sul viaggio, la natura e la vita vissuta,
come ci tiene a sottolineare lo stesso protagonista.
Qui lo apprezziamo
spesso anche al banjo, suo secondo amore strumentale, che imbraccia in Bones
and Feathers e soprattutto nella scura East Kentucky,
splendido esempio di folk appalachiano. Più inclini al verbo brit-folk sono invece
le melodie soavi di Thomas Drew, dolce ballad
dove Simpson sfodera anche una Weissenborn guitar nell'arrangiamento, e A Ballad
for Katherine of Aragon, introdotta da una breve interludio. L'anima del disco
è naturalmente acustica, l'eco della tradizione, la sua salvaguardia è la stella
polare del lavoro di Simpson, ma senza risultare pedante o ingessato nei ricordi:
gli viene in soccorso la bravura nel tessere la trama musicale di episodi quali
Jasper's/ Dancing Shoes o ancora la capacità di offrire un punto di vista
personale alle interpretazioni di St. James Hospital
(ne ricordo una versione storica di Doc Watson) e Rufford Park Poachers,
altro classico folk per banjo e violino.
Per gli estimatori della chitarra
folk, ma anche semplicemente per chi apprezza una musica che sa di memoria popolare
e intelligenza strumentale.