Ventisette
anni compiuti da un mese e poco più, sei album di interesse crescente nella sua
discografia personale, una nuova vita in America con il trasferimento a Los Angeles.
Laura Marling vanta la biografia di una veterana e la maturità di un'artista
giunta al culmine della sua ispirazione: di questi tempi un piccolo miracolo a
pensarci bene, e certamente il segnale che il suo talento è davvero fuori del
comune. Da regina della rinascenza folk inglese a cantautrice tutto tondo, sempre
volta un passo oltre per accrescere il fascino delle sue ballate, sperimentando
suoni, atmosfere, poesia di disco in disco. Semper Femina ruba senza
remore un verso al poeta latino Virgilio, un pretesto per costruire un ciclo di
canzoni che ha l'ardire di parlare delle donne dal punto di vista di una donna,
giovane, affermata ma anche fragile e intima nella sua espressività.
Questo
il sunto immediato di un disco più luminoso e acustico del previsto, che in parte
riconduce Laura Marling verso i suoi timidi esordi, ma con la consapevolezza acquisita
in questi anni e l'esperienza musicale dei precedenti capitoli. C'è respiro e
luce nelle nuove canzoni, senso della tradizione che le alimenta, ma al tempo
stesso una padronanza del linguaggio folk che si apre alla modernità, merito di
una nuova produzione, Blake Mills, che porta dentro ritmiche più sinuose,
bassi più paffuti e sintetici, qualche passaggio melodico che accenna trame pop.
Niente che stravolga l'impronta della Marling, giovane poetessa dell'animo femminile
fra candida introspezione e profonde osservazioni. Mills è chitarrista ricco di
inventiva eppure parsimonioso, che lascia un segno: mai banale nelle scelte (sentitelo
danzare in Always This Way), il suo lavoro
con Alabama Shakes, Jim James, Dawes e decine di altri trascina Laura Marling
verso il serpeggiante incedere del primo singolo, Soothing,
brano accompagnato da un allegorico video che sembra sottolineare, attraverso
i corpi delle due donne protagoniste, le tesi di fondo dell'album.
Quest'ultimo
non ha forse le velleità di un vero e proprio concept, ma senza dubbio ruota attorno
alle tematiche di scoperta della propria essenza di donna sfruttando canzoni che
si presentano come l'altra faccia della medaglia rispetto al predecessore Short
Movie. Qui l'elettricità si dilegua nel chiarore di The
Valley per riemergere poi subdola nell'ordito psichedelico di Don't
Pass Me By, tesa e sensuale nell'interpretazione di Laura Marling, e nel finale
di Nothing, Not early, ballad che quasi si
tinge di delicati colori Americana, prima di sfumare in un minuetto di arpeggi
acustici che ha il compito di spegnere le luci dello studio. Anche la voce è stata
educata a queste nuove direttive e non ha mai cantato con tale confidenza: lo
dimostra l'afflato soul della splendida Wild Fire,
l'eleganza di Wild Once, fra picking acustici e lievi archi di sottofondo
che si gonfiano sulla distanza, e ancora il più puro esercizio folk del disco,
Nouel, da cui proviene direttamete il verso
"incriminato" di Semper Femina.