Jason Isbell and The 400 Unit
The Nashville Sound
[Southeastern/ Goodfellas 2017
]

jasonisbell.com

File Under: Americana from Alabama

di Paolo Baiotti (16/06/2017)

Non so se The Nashville Sound racchiuda nel titolo l'ambizione di rappresentare l'attuale suono della capitale del country, oppure se si riferisca più semplicemente al fatto di essere stato registrato a Nashville presso gli RCA Studios, con la produzione dell'immancabile Dave Cobb, già presente nei due dischi precedenti del musicista di Green Hill, Alabama. Indiscutibile è la trasversalità di Jason Isbell, uno dei pochi artisti della scena attuale apprezzato in ambito rock-roots, folk e country, in grado di jammare sul palco con Ryan Adams, gli Hard Working Americans, John Prine, i Wilco e i vecchi compagni Drive By Truckers, di partecipare ai tributi a Don Williams, Alabama, Bruce Springsteen e di riempire per cinque sere il leggendario Ryman Auditorium di Nashville.

Dopo due dischi intimisti, minimali e cantautorali come Southeastern e Something More Than Free, Jason sembra spostare leggermente il tiro, ripescando la sigla di The 400 Unit, la band che lo accompagna dal 2009, e che ha aggiunto ai membri originali Derry DeBorja (tastiere) e Jimbo Hart (basso) e al batterista Chad Gamble (in formazione dal 2013), Amanda Shires (violino e voce nonché signora Isbell dal 2013) e Sadler Vaden (chitarra, già in passato collaboratore della band). Proprio l'aggiunta di Vaden, ex membro dei sudisti Drivin' N Cryin', trentenne musicista di Charlotte autore di un recente pregevole esordio solista, ha contribuito sicuramente a questo parziale cambio di direzione, evidente nei video di concerti degli ultimi mesi e nel notevole Live From Welcome To 1979, pubblicato recentemente in vinile in occasione del 'Record Store Day' dalla Thirty Tigers.

Il rock intenso e febbrile di Cumberland Gap, l'aspra e polemica White Man's World (ingentilita dal violino della Shires in contrasto con una slide guitar sofferente), la complessa Anxiety che alterna momenti più intimi a esplosioni elettriche e il roots-rock Hope The High Road spingono verso un suono più sferzante, ma alla fine la bilancia è riequilibrata ampiamente dalle ballate, che restano la specialità della casa. Tra queste ultime spicca la splendida Something To Love, ultima traccia dell'album, country-roots dedicato alla figlia Mercy Rose, ma non sono da meno la quieta Tupelo, la love-song If We Were Vampires, la scorrevole Molotov che farebbe la sua figura su un album dei Wilco e la nostalgica The Last Of My Kind. Isbell si conferma un valido autore sia nelle musiche che nei testi e un cantante dotato di una voce calda, espressiva e sporca al punto giusto, una delle poche sicurezze di un genere che non attraversa il suo momento più brillante.


    


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