Non
so se The Nashville Sound racchiuda nel titolo l'ambizione di rappresentare
l'attuale suono della capitale del country, oppure se si riferisca più semplicemente
al fatto di essere stato registrato a Nashville presso gli RCA Studios, con la
produzione dell'immancabile Dave Cobb, già presente nei due dischi precedenti
del musicista di Green Hill, Alabama. Indiscutibile è la trasversalità di Jason
Isbell, uno dei pochi artisti della scena attuale apprezzato in ambito rock-roots,
folk e country, in grado di jammare sul palco con Ryan Adams, gli Hard Working
Americans, John Prine, i Wilco e i vecchi compagni Drive By Truckers, di partecipare
ai tributi a Don Williams, Alabama, Bruce Springsteen e di riempire per cinque
sere il leggendario Ryman Auditorium di Nashville.
Dopo due dischi intimisti,
minimali e cantautorali come Southeastern
e Something
More Than Free, Jason sembra spostare leggermente il tiro, ripescando
la sigla di The 400 Unit, la band che lo accompagna dal 2009, e che ha
aggiunto ai membri originali Derry DeBorja (tastiere) e Jimbo Hart (basso) e al
batterista Chad Gamble (in formazione dal 2013), Amanda Shires (violino e voce
nonché signora Isbell dal 2013) e Sadler Vaden (chitarra, già in passato collaboratore
della band). Proprio l'aggiunta di Vaden, ex membro dei sudisti Drivin' N Cryin',
trentenne musicista di Charlotte autore di un recente pregevole esordio solista,
ha contribuito sicuramente a questo parziale cambio di direzione, evidente nei
video di concerti degli ultimi mesi e nel notevole Live From Welcome To 1979,
pubblicato recentemente in vinile in occasione del 'Record Store Day' dalla Thirty
Tigers.
Il rock intenso e febbrile di Cumberland
Gap, l'aspra e polemica White Man's World
(ingentilita dal violino della Shires in contrasto con una slide guitar sofferente),
la complessa Anxiety che alterna momenti più intimi a esplosioni elettriche
e il roots-rock Hope The High Road spingono verso un suono più sferzante,
ma alla fine la bilancia è riequilibrata ampiamente dalle ballate, che restano
la specialità della casa. Tra queste ultime spicca la splendida
Something To Love, ultima traccia dell'album, country-roots dedicato
alla figlia Mercy Rose, ma non sono da meno la quieta Tupelo, la love-song
If We Were Vampires, la scorrevole Molotov che farebbe la sua figura
su un album dei Wilco e la nostalgica The Last Of My Kind. Isbell si conferma
un valido autore sia nelle musiche che nei testi e un cantante dotato di una voce
calda, espressiva e sporca al punto giusto, una delle poche sicurezze di un genere
che non attraversa il suo momento più brillante.