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Americana muses di
Fabio Cerbone (26/01/2017)
È
la semplicità la chiave di lettura di Honest Life, che nel desiderio
riflesso nel titolo si mette alla ricerca di un approdo sicuro per la sua autrice,
una giovane songwriter e chitarrista originaria dell'Arizona ma con un'esperienza
degna di una veterana. È il grande fiume della tradizione folk americana, nella
sua accezione di musica vagabonda, che si incammina per la strada, a infondere
la musica di Courtney Marie Andrews, poco più che ragazzina "fuggiasca"
dalla sua casa natale e attratta dalla vita on the road, suonando da costa
a costa, e finendo per conoscere anche l'Europa. Nel suo percorso artistico una
serie di collaborazioni interessanti, che tuttavia ne delimitano solo in parte
lo stile: Jimmy Eat World e Damien Jurado, per esempio, o ancora la stella pop
belga Millow, grazie alla quale si è ritagliata uno spazio oltreoceano, completando
il suo "corso di studi" lontano dal confortevole habitat di uno studio di registrazione.
Poi però l'esigenza di tornare a casa, di rimettere radici è una sorta
di richiamo irresistibile; ecco dunque un primo album sulla distanza, On My
Page, nel 2011, passato inosservato ai più, ma già in grado di catturare le
attenzioni di qualche collega come Ryan Adams. Honest Life, pubblicato in queste
settimane per l'inglese Loose e già apprezzato dalla stampa ameircana negli scorsi
mesi, è in qualche modo il vero biglietto da visita di Courtney, il suo album
più meditato e dal forte contenuto, e perché mette al centro dell'attenzione quella
voce. La quale resta il fulcro di queste dieci ballate: un soprano cristallino
e dolcissimo, una ricchezza fuori del comune nel timbro, che infonde ancora più
verità in quello che canta, esperienze accatastate nel suo lungo peregrinare per
la grande America, servendo anche dietro il bancone di una taverna, lì dove probabilmente
ha raccolto gli spunti per imbastire i racconti di Irene,
Table for One o 15 Highway Lines.
Sono
canzoni lineari e soavi nella loro naturalezza, chitarre acustiche e dialoghi
di piano e pedal steel che veleggiano su un folk rock dalle inflessioni country
d'autore, unendo il Laurel Canyon di Joni Mitchell con la Nashville dorata di
Emmylou Harris, o se preferite, quanto meno dagli spunti musicali che emergono
in How Quickly Your Heart Mends e Put the
Fire Out, un'anima gemella della contemporanea Tift Merritt, che spesso viene
evocata per stile e portamento. Ma al di là delle singole suggestioni, Honest
Life conquista per il ritratto d'artista e di donna che offre nell'insieme: forse
la ricerca, dopo tutti questi anni in viaggio, di un punto d'arrivo, consapevole
comunque di dover ripartire il giorno dopo, per una scelta di vita irrinunciabile.
Da qui nascono i cuori spezzati di Not the End, la saggezza di Let
the Good One Go, i sogni di Only in My Mind, ballata per archi
e piano che chiude il cammino di Courtney Marie Andrews con tutto il pathos che
può offrire la sua voce. La prima commovente sorpresa del 2017 in fatto di cantautorato
Americana.