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rock blues power trio di
Paolo Baiotti (04/03/2016)
Rolling
Stone ha scritto che i Simo interpretano rock blues psichedelico appassionato
con una propensione all'improvvisazione che ricorda i Grateful Dead e Stevie Ray
Vaughan. Il loro disco, inciso una prima volta a Nashville, è stato rifatto quasi
interamente in due giorni alla Big House di Macon, la casa-museo degli Allman
Brothers, utilizzando la 1957 Gibson Les Paul Goldtop di Duane Allman. Queste
due frasi possono far pensare a un disco molto atteso e montato ad arte... Oggi
per cercare di farsi notare le case discografiche le provano tutte! Ma appena
ho avviato il cd player ed è partita la cover di Stranger
Blues di Elmore James mi è sembrato di tornare ai primi anni settanta,
con una versione debitrice di One Way Out, una chitarra esplosiva e una ritmica
mossa e scattante. Mi sono venuti in mente Cream, Mountain, Allman Brothers, Experience,
Led Zeppelin ma anche i più recenti Wolfmothers, Rival Sons o i nostri Wind e
il resto del disco ha mantenuto le migliori aspettative, con qualche eccezione.
J.D. Simo, classe 1985, originario di Chicago, ha iniziato a suonare da
bambino. Nell'adolescenza aveva una band semi professionista con la quale ha registrato
un paio di dischi (come Joe Bonamassa e Derek Trucks), prima di spostarsi a Nashville,
dove ha fatto il session man e ha suonato dal vivo per cinque anni, fino a quando
nel 2010 ha formato i Simo con il batterista Adam Abrashoff e il bassista Frank
Swart. Il trio ha esordito con l'omonimo disco del 2011, ha avuto qualche problema
per trovare un bassista stabile, provando con Justin Smith e Adam Bednarik (presenti
in alcune tracce del nuovo disco), concludendo la ricerca con Elad Shapiro. Let
Love Show The Way è un album derivativo…e come potrebbe non esserlo? Dal
suono all'immagine il richiamo all'epoca dei power-trio è evidente, ma l'entusiasmo,
la carica, l'energia e le capacità dei musicisti sono indiscutibili e anche la
qualità compositiva mediamente è soddisfacente.
E' evidente che quando
gli strumentisti si lasciano andare il disco sale di livello ed è sorprendente
che siano riusciti a raggiungere in studio una tale spontaneità. Gli esempi più
calzanti sono la zeppeliniana I'd Rather Die In Vain,
un hard rock bluesato abrasivo con una distorta sezione strumentale, la sulfurea
ballata Let Love Show The Way e Ain't Doin' Nothin'
che incrocia rock, blues e jazz in 14' di evoluzioni improvvisate.
Ma colgono il bersaglio anche le più brevi Long May You Sail e I'll
Always Be Around con una slide strepitosa che ricorda Duane Allman, la potente
I Lied e la cover acustica di Please Be
With Me di Scott Boyer (leader dei Cowboy, band della Capricorn dei primi
anni '70). Qualche punto debole si può cogliere in tracce meno ispirate come Two
Timin' Woman, nella quale la slide riproduce quasi alla lettera il suono di
Duane o Can't Say Her Name, ma complessivamente i Simo promettono bene
e tra qualche mese potremo ascoltarli dal vivo come supporto dei Blackberry Smoke
nel tour italiano…non vedo l'ora!