Potrebbe
diventare una delle soprese folk della stagione questo esordio in casa New West
di Kacy & Clayton, coppia di cugini canadesi che in mezz'ora e poco più
di musica riassume un'anima divisa fra le due sponde della tradizione: le lontane
origini britanniche, il nuovo mondo americano. Kacy Anderson, voce celeste e aggraziata,
per la quale sono già piovuti paragoni impontanti con la musa Sandy Denny, e Clayton
Linthicum, chitarra di stretta osservanza acustica, sono anime gemelle fin dall'infanzia,
cresciuti in una comunità rurale nello sterminato orizzonte del Saskatchewan,
dove tra il lavoro al ranch di famiglia e la passione per la musica hanno sviluppato
interessi comuni. Proponendo un repertorio fatto di brani originali e anticaglie
del passato hanno conquistato il pubblico locale.
È stato Ryan Boldt,
leader dei Deep Dark Woods, pregiata formazione alternative-country conterranea,
a scoprirli, prima coinvolgendo Clayton in una serie di collaborazioni con la
sua band, quindi spingendo perché Kacy & Clayton diventasse qualcosa di più di
un semplice passatempo. Il debutto vero e proprio nel 2013 con l'uscita indipendente
The Day Is Past and Gone, oggi addirittura la New West, spesso garanzia di qualità,
che ha inseguito i ragazzi nel corso delle loro esibizioni ai festival nazionali.
La scommessa ci pare vinta, Strange Country un disco nostalgico
quanto basta ma non necessariamente inchiodato al semplice revival, che nella
magia dell'intreccio fra cristalline chitarre e ballate dalla cadenza antica,
sulla linea che collega i monti Appalachi con la brughiera inglese, dispiega tutto
il suo fascino.
La prima parte è dominata dal materiale autografo, oscillando
tra note folk blues nella title track, un picking che mette insieme l'Americana
di Gillian Welch e il brit folk di Fairport Convention e Pentangle, inevitabili
fonti di ispirazione. Qualche cenno ritmico più evidente in Springtime
of the Year, le chitarre che echeggiano tonalità sixties e la voce
della Anderson sempre dolce nel portamento. Inevitabile pensare che quest'ultima
rappresenti uno strumento in più, elemento essenziale che spesso chiede il sostegno
del compagno: in The Rio Grande il mood delle
voci ricorda il folk americano più austero e con qualche evidente immagine western
di contorno, mentre una steel risuona in lontananza nel tenue walzer di If
You Ask How I'm Keeping. Brunswick Stew,
a dispetto del titolo, che cita un piatto tipico della cucina sudista, è una ballata
scura e dal cuore british, tra le più incantevoli della raccolta. La quale, come
anticipato, nella seconda parte si apre ai fantasmi del passato, scegliendo di
interpretare traditional e shanty song del folclore celtico: Seven Yellow Gypsies
per esempio, di derivazione scozzese, Over the River
Charlie, già nel repertorio di Doc Watson e qui in veste quasi spettrale,
o ancora la classica The Plains of Mexico.
Il produttore e a sua
volta songwriter Shuyler Jansen ha curato il tutto tenendo il suono asciutto,
scarno, riempiendolo solo di seducenti riverberi, aggrappato all'essenza di queste
ballate, che sanno di memorie quasi ancestrali.