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country rilassato di
Paolo Baiotti (11/02/2015)
Willie Nelson, classe 1933, ha superato gli ottant'anni, ma non ha alcuna
intenzione di rallentare la sua attività. Mentre i suoi coetanei si godono la
pensione più o meno serenamente a seconda degli acciacchi e delle possibilità
finanziarie, continua imperterrito a girare gli Stati Uniti con il suo autobus,
fuma erba per rilassarsi e durante i trasferimenti si diverte a jammare con la
sorella Bobbie (classe 1931…evidentemente la famiglia Nelson è di sana
e robusta costituzione) e gli altri musicisti della Family Band. Negli ultimi
due anni ha pubblicato quattro album in studio; December Day è il
più recente, il primo della serie "Willie's Stash" che dovrebbe raccogliere
proprio le jam sopra citate, con esecuzioni rilassate e informali di brani di
varia provenienza e di vario genere.
Non tutti i dischi realizzati negli
ultimi quindici anni meritano attenzioni particolari; tra country, reggae, pop
e tributi ci sono stati episodi trascurabili, ma non è il caso di December Day
che, seppur pubblicato in sordina quasi come un prodotto secondario, risulta uno
dei più riusciti della produzione recente. Un disco minimale ed essenziale con
pochi strumenti: la chitarra acustica, a tratti magistrale, di Willie quasi a
rimarcare le sue doti di strumentista, il piano indispensabile di Bobbie, l'armonica
di Mickey Raphael, raramente così ispirata ed efficace, in qualche brano una sezione
ritmica discreta e rispettosa. Un disco dai toni sobri ed autunnali, che probabilmente
rispecchia l'età matura e i sentimenti dell'autore e ha la sola ambizione di rappresentarne
influenze e preferenze, riuscendo nell'intento con una sobrietà e una naturalezza
invidiabili.
Emergono la passione per il compositore Irving Berlin nella
pianistica Alexander's Ragtime Band che apre il dischetto, nel lento Always
che non avrebbe sfigurato in Stardust e nella ballata What'll
I Do, dove la voce ancora rimarchevole di Willie è accompagnata dal
piano e da qualche tocco di armonica, l'influenza di Django Reinhardt nel morbido
strumentale Nuages, profumato di inflessioni latine e il jazz di Al Jolson
nell'intensa The Anniversary Song. Nelson
riprende con riusciti arrangiamenti minimali alcune tracce del suo repertorio
come l'evocativa My Own Peculiar Way, la morbida Who'll
Buy My Memories (solo voce, chitarra e armonica) e Is The Better
Part Over, velata di malinconia, proponendo una manciata di inediti tra i
quali la jazzata Amnesia e Laws Of Nature
che riafferma l'impegno ambientalista. Talvolta affiora una sensazione di
monotonia, trattandosi quasi esclusivamente di tempi lenti, ma il risultato finale
è significativo, inaugurando in modo apprezzabile una serie di incisioni che si
presenta nel migliore dei modi.