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in the 70s di
Fabio Cerbone (25/11/2015)
Dalla
ruffiana introduzione elettrica di All Across This Land alla chiusura con
il delicato bozzetto roots di Across the River, nella somiglianza stessa
dei titoli, il romanzo musicale dei Blitzen Trapper si dipana come una
delle tante storie americane, due facce speculari che dicono molto del songwriting
di Eric Earley, anima pensante della band di Portland. Le sue canzoni partono
ancora dalle memorie personali (accadde anche in uno dei parti migliori del gruppo,
American
Goldwing), da una biografia comune a tanti musicisti (figlio d'arte
e innamorato del rock'n'roll fin da ragazzino) e la proiettano sul grande scenario
d'America, citando vasti orizzonti (e la copertina non mente) e suggestioni musicali
che facciano da colonna sonora a questo racconto.
Una decina di canzoni
scritte di getto e lavorate con altrettanta immediatezza, il raccolto di All
Across This Land recupera l'attitudine un po' agreste e country rock che
era stata bruscamente interrotta con il pasticcio di VII.
Un disco pretenzioso oltre misura quest'ultimo, che era piaciuto soltanto a quell'intellighenzia
critica che snobba qualsiasi approccio tradizionale alla materia rock. I Blitzen
Trapper dimostrano invece di essere semplicemente una rock'n'roll band dall'impronta
classica, magari un po' troppo "derivativi" per i loro detrattori (e
infatti il nuovo disco si è già beccato le prevedibili pernacchie), imbevuti di
memorie settantesche dove la California post-hippie di Eagles e Byrds (Lat
the Cards Fall e Even If You Don't sono
riflessi di una lontana e sognata West Coast) si incontra con l'hard boogie di
James Gang e Humble Pie e alla fine spuntano pure i mostri sacri, tra lo Springsteen
di The River che affianca idealmente il Bob Dylan periodo Infidels. Sono alcune
delle innumerevoli suggestioni che un album come All Across This Land riesce a
solleticare, caratteristica che non ha mai fatto difetto anche ad altre opere
della discografia di Earley e soci. Per molti resterà un difetto, anzi, un peccato
mortale, ma provateci voi a scrivere canzoni svelte e classiche al primo istante
come Rock and Roll (Was Made for You) e Lonesome
Angel, tutte sobbalzi fra campagna country e grandi distese rock, persino
sfacciatamente pop nella scelta di alcuni arrangiamenti (Mistery and Wonder),
dove l'equilibrio fra il suono più mainstream e radiofonico e la tradizione d'autore
si fa quasi perfetto.
Nell'istintiva scioltezza dei brani risiede anche
una buona parte della riuscita di un disco come All Across This Land, forse il
definitivo smascheramento delle intenzioni dei Blitzen Trapper: confusi in principio
con l'onda indistinta dell'indie rock, la loro musica ha forse desiderato da sempre
questo traguardo, quello cioè di essere una band spudoratamente nostalgica, per
molti conservatrice, ma così padrona della materia da rendere la sua versione
dei classici non solo accettabile, ma anche benvenuta. Il quintetto di Portland
torna ai prodotti fatti in casa, esaltando l'ordito delle tre chitarre di Erik
Menteer, Marty Marquis e dello stesso Earley, con quel tanto di mestiere che non
guasta affatto. È allora che Nights Were Made for Love
rotola sulla strada, epica fin nelle ossa, con quella mistura di piano e chitarre
che fa tanto The River. Poi arriva Cadillac Road e non ci sono più scuse:
anche il titolo ci si mette a suscitare paragoni ingombranti…