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country blues, southern roots di
Fabio Cerbone (10/04/2014)
Diametralmente opposto alla scarica di adrenalina che aveva investito i North
Mississippi Allstars la scorsa stagione, con il roccioso World Boogie is Coming,
Rock'n Roll Blues è un disco che ricolloca Luther Dickinson
nell'alveo della tradizione più rurale della sua formazione di musicista. Non
inganni dunque quel titolo, che sembra avere il sapore di un piccolo combo elettrico
dedito alle gioie del rock sudista, terreno peraltro abbondantemente solcato dallo
stesso Luther in questi anni. D'altronde dovrebbe subito mettere sull'attenti
quella chitarra (acustica, per l'appunto) che spunta dal fitto della boscaglia
(a proposito, bellissima copertina), ad indicare un percorso che già in passato
aveva visto la sua carriera solista dedicarsi ad uno stile riflessivo, azzerando
il country blues nella direzione più scheletrica possibile.
Ci ricordiamo
infatti la forte influenza gospel sull'ombroso Onward
and Upward, dedica accorata per la scomparsa del padre Jim, così come
i tentativi strumentali di Hambone's Meditations, opera dichiaratamente ispirata
al lascito musicale di John Fahey. Tutti lavori distanti dalla sarabanda ritmica
in stile delta blues con il fratello Cody, scelta oggi ribadita in questo album
dimesso e semplice, registrato con una ristretta formazione che si appoggia esclusivamente
sul basso e la seconda voce di Amy LaVere, la batteria dell'amico Lightnin' Malcolm
e le percussioni (oltre al flauto) di Shardé Thomas. Opera evidentemente personale,
che viene infatti rimpolpata da canzoni scartate o ritenute non adatte ai North
Mississippi Allstars, forse per la loro natura autobiografica, ricche di riferimenti
alla vita di Luther, alla sua crescita di uomo e di musicista. Da qui il carattere
intransigente di Rock'n'roll Blues, un disco che, fatta eccezione per l'apertura
sui generis di Vandalize, strana danza tutta
incentrata sul ritmo tribale delle percussioni e sulla voce sgraziata dello stesso
Dickinson, si preoccupa di restare diligentemente nel solco di un blues rurale
e dal sapore antico, dove escono in superficie gli amori per le figure mitologiche
e gli spettri del folk afroamericano, in prima fila naturalmente il mentore RL
Burnside, ma suggeriremmo anche Big Bill Broonzy, Fred McDowell, Brownie McGhee,
Reverend Gary Davis…
Tracce di elettricità affiorano in Goin'
Country, uno degli episodi migliori, ma sono fuochi isolati, fra le
trame roots di Blood 'N Guts e il sobbalzare
di Yard Man, l'omaggio al blues ancestrale del maestro Otha Turner in Mojo
Mojo e la coralità della stessa Rock 'N Roll
Blues. Un tracciato prevedibile che ha il merito da una parte di ribadire
la sincerità del musicista Dickinson, sulle cui qualità tecniche non vi è mai
stato il minimo dubbio, ma dall'altra mette in luce anche tutti i limiti di una
scrittura non particolarmente fantasiosa (Bar Band
prova realmente a fare del rock'n'roll sotto le metite spoglie dell'acustico,
mentre Stone's Throw e Karmic Debt si accontentano di rivoltare
lo stesso terreno), e di una voce che spesso e volentieri arranca senza trovare
la via d'uscita (è da smepre il suo tallone d'Achille). Ancora una volta
Luther Dickinson sembra essere un po' in difficoltà nei panni dell'autore e più
adatto alla sincera formula rock blues dell'improvvisazione.