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sunshine pop, pop rock di
Yuri Susanna (26/06/2012)
Dodici
anni. Tanti ne sono passati dall'ultimo album di inediti degli Xtc. Non so a voi,
ma a noi mancano. Tanto. Comunque la pensiate, è difficile negare che abbiano
lasciato un vuoto. In questo vuoto si muovono come avvoltoi (gentili) i Pugwash.
Sciacalli del pop che si nutrono dei resti di chi è passato prima di loro - una
melodia qua, un intreccio di chitarre là - per alimentare un'ispirazione che ci
sorprende. Vengono da Dublino, che non è esattamente la città più fertile in cui
coltivare le armonie da spiaggia e la psichedelia orchestrale, o farsi cambiare
la vita dall'ascolto di Skylarking (secondo quanto ha confessato il leader e songwriter
del gruppo, Thomas Walsh), ma ciò non ha vietato loro di diventare un piccolo
culto, in Irlanda quanto in Gran Bretagna. La vera (doppia) consacrazione è arrivata
nel 2005 con Jollity, terzo album di una storia cominciata sulla risacca
del britpop verso la fine dei Novanta: quel disco convinse prima sua maestà Andy
Partridge (proprio lui, la metà più in vista degli Xtc) a lasciare l'esilio per
collaborare con loro, e poi il singolo-killer It's Nice to Be Nice fece
scomodare i complimenti di dio in persona (nelle fattezze di Brian Wilson, niente
meno).
Walsh e soci non si sono montati la testa (del resto le classifiche
di vendita hanno continuato a vederle da lontano), e sono andati avanti a cesellare
nuovi manufatti di arte pop, raccolti in Eleven Modern Antiquities (2008) e più
recentemente in questo The Olympus Sound. Il disco è uscito nel
2011 per la EMI irlandese, ma viene ripubblicato in questi mesi sul mercato europeo
dall'indipendente londinese Lojinx, che ci fa un grande favore, mettendoci sotto
il naso una band le cui qualità non è più possibile ignorare. Walsh è un feticista
del pop, certamente, ma non pensate alle canzoni di questi quattro pesi massimi
(letteralmente - date un'occhiata ai video che circolano in rete) come a banali
prodotti revivalistici. Quello che distingue i Pugwash dal mucchio è l'abilità
nel sintetizzare i propri debiti di ispirazione (ai nomi disseminati fin qua nel
discorso, aggiungete anche gli inevitabili Beatles, ELO, un po' di new wave anni
'80 e il power-pop del decennio successivo) in un amalgama che suona credibilmente
attuale.
E' soprattutto in questo - oltre a un'innegabile affinità nella
maniacale costruzione dei brani, che balza subito all'orecchio - che i Pugwash
risultano eredi della compianta creatura di Partridge e Moulding. A proposito,
Partridge deve averci preso gusto alla collaborazione, perché qua fa il bis, co-firmando
e cantando nella festa di gioiosa psichedelia di Here
We Go 'Round Again (quasi un parto segreto dei Dukes of Stratosphear
- ve li ricordate?). Ma è solo una delle attrattive in programma: che prevede
anche il Paul McCartney ribaltato a suon di kazoo di
Answer from a Postcard, le capriole tra l'erbetta fresca di The
Warmth of You (con gli archi gentilmente arrangiati da Dave Gregory,
anche lui un Xtc dei tempi che furono), la psichedelia ariosa di Be
My Friend Awhile e quella più esotica e hard di 15 Kilocicle Tone,
le armonie flower (e poco power) di Such Beauty Thrown
Away... Senza tacere l'apporto sparso di Neil Hannon (Divine Comedy)
e il cameo di un divertito Ben Folds (che avvolge Dear Belinda delle
note del suo piano). Anche se di fatto è in giro dall'estate scorsa, non vediamo
sinceramente quale altro album potrebbe scalzare The Olympus Sound dal ruolo di
disco dell'estate 2012.