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slow-core, indie-folk di
Nicola Gervasini (11/05/2012)
La
prima cosa che salta in mente ascoltando Electric Cables dei (o
"di") Lightships è che solo quindici anni fa un disco del genere non sarebbe
stato possibile. Prendiamo ad esempio i Teenage Funclub, band storica dell'alternative
rock britannico (scozzesi, per la precisione), piccolo fenomeno di culto degli
anni 90, ma anche costante presenza nelle billboards inglesi fino ai giorni nostri,
nonostante i numeri delle loro vendite non abbiano mai raggiunto vette in grado
di far parlare di loro anche negli ambienti più mainstream. La loro formula a
base di power-pop alla Big Star e quel tocco proto-indie tipico dei primi 90 di
certo non avrebbe mai invogliato nessun manager discografico a incoraggiare progetti
solisti dei membri, e così magari il bassista Gerard Love nell'era dello
strapotere delle major si sarebbe sentito ridere in faccia presentando un suo
progetto personale.
Ma i tempi sono evidentemente cambiati, e in quest'epoca
del "tutto possibile per tutti" eccolo uscire con un nickname da giovane indie-songwriter
e un disco a suo modo sorprendente. Non tanto per la formula, che rispetta un
tòpos consolidato del rock che vuole i progetti solisti sondare spesso strade
cantautoriali e intimiste, lontane dalla veemenza tipica della rock-band, quanto
per l'attenzione che sta riuscendo ad attirare con un disco che in fondo suona
in ritardo perlomeno di dieci anni. Per l'operazione Love ha messo in piedi una
band con vecchi amici (insieme a Dave McGowan, si rivede Brendan O'Hare, primo
batterista dei Teenage Funclub) e nuovi compagni di viaggio (il flautista Tom
Crossley e il bassista dei Belle & Sebastian Bob Kildea). E Belle & Sebastian
o ancor più gli Slowdive di Neal Halstead sono proprio i riferimenti più immediati
per queste dieci ballate senza spigolature, giocate sempre molto tra il dialogo
voce-flauto e sempre attente a non oltrepassare mai la soglia del sussurro.
Lascia
un po' freddi ad esempio la confusa partenza di Two Lines,
ma centrano il bersaglio subito dopo ballate come Muddy
Rivers e l'ottima Sweetness In Her Spark
(guardacaso scelta come singolo), ma subito dopo arriva ad esempio un piccolo
pasticcio di troppi suoni come Silver And Gold a
rompere non poco il buon ritmo preso dal disco. E qui si apre il vero dibattito,
perché alla fine Electric Cables è un disco discreto al quale però manca sempre
qualcosa per diventare un'opera importante, condizione magari comune alle miriadi
di "uscite dal gruppo" della storia, ma che forse in questo caso poteva anche
essere evitato con qualche sforzo in più. E qui si giunge alla mancanza di quel
contributo (o semplice spinta) che le cattive e spietate case discografiche spesso
riuscivano a dare un tempo a questo tipo di operazione. O forse davvero Love non
aveva nessun interesse a spingersi oltre, e allora si prenda questo disco per
quello che è, un dolce passatempo buono per una stagione.