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alternative classic rock di
Nicola Gervasini (22/10/2012)
Nessuno
osi toccare J Mascis! Lui è l'indiscutibile della musica che conta, da
qualsiasi lato lo si prenda. Piace ai tradizionalisti come ai progressisti, è
nato quando esisteva il termine "alternative" e riesce a sembrare un guru alternativo
pure oggi che non esiste più troppa distinzione tra ciò che è mainstream e ciò
che è "altro". E, soprattutto, alla fine pure lui è diventato semplice "Classic
rock". E lui di questa impunità critica gode da più di vent'anni senza troppo
vantarsene, anche se forse questo terzo capitolo della reunion dei suoi Dinosaur
Jr comincia a far affiorare una certa riluttanza a rimanere chiuso negli steccati
di uno stile che resta sempre inconfondibile e imitatissimo. D'altronde ci aveva
già provato ai tempi di Hand It Over (1997) a sperimentare un poco, inserendo
strumenti e nuovi ritmi che spezzassero l'equilibrio del sound della band, ma
fu proprio quello l'unico loro disco che non ricevette troppi elogi e sancì oltretutto
la chiusura dell'atto primo della loro storia.
I Bet On Sky
sembra subito ritentare quell'esperimento, dopo che due album come Beyond e Farm
presentavano una formula decisamente "100 % Dinosaur Jr", ma molto più timidamente,
senza chiamare session-man o produttori alla moda, ma con lo stesso Mascis che
si cimenta con le tastiere per provare a infarcire il suono di nuovi sapori. I
Don't Pretend You Didn't Know partè così, con un tappeto alla King
Crimson e un giro di piano che esalta la melodia di un brano che senza simili
orpelli risulterebbe solo essere l'ennesima versione distorta di Neil Young. Poi
però Watch The Corners riporta subito tutto
a casa con il suo incedere di hard zoppicante e svisate elettriche da primi anni
novanta. Mascis ci ritenta con Almost Fare,
dove si inventa una strana base fatta di acustiche e sintetizzatori: buona l'idea,
un po' meno però non averle dato uno sviluppo, lasciando infine che il brano appoggi
su un motivo un po' troppo monotono. Ovvio quindi rinculare subito in una ballata
puramente younghiana come Stick A Toe In.
Insomma, I Bet On Sky si risolve troppo spesso in un "vorrei ma non posso"
(o forse proprio "non so fare"?), dove i tentativi di invertire la rotta (ci riprova
Lou Barlow con il country-punk di Rude,
oppure Mascis con l'heavy-riff di Pierce The Morning Rain) alla fine non
riescono a tenere il passo dei pezzi più classici (What
Was That o I Know It Oh So Well). Ci pensa il finale di See
It On Your Side a mettere d'accordo tutti e tutto, sia sul fatto che
i Dinosaur Jr restano una istituzione del rock che ci guardiamo bene dal toccare,
sia che I Bet On Sky rientra però nel novero dei loro album minori. Capita, anche
agli intoccabili.