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folk-rock, songwriter di
Gianfranco Callieri (14/04/2012)
Io
me lo immagino, lo svedese Kristofer Åström, mentre depone canzoni intitolate
"Per te", "Regina del dolore", "Quando tornerai?" o "Dimenticalo". Penso soprattutto
a questa benedetta, spero immaginaria, "Loupita", alla quale ha già dedicato non
solo un intero album nel 1994, ma addirittura una serie di bozzetti, per fortuna
solo strumentali, contrassegnati da numerazione progressiva (Loupita #1, Loupita
#2 etc.) e stavolta giunti al capitolo numero 6; penso a lei, a lui pure, e auspico
non parta mai una denuncia per stalking peraltro condivisibile. Vagheggio tutti
questi europei, come me e come Åström, affascinati dalla bellezza del suono americano
- del folk-rock in camicia di flanella, di un country onirico e solo presunto,
di una ballata triste sui paesaggi soltanto sognati - e purtroppo convinti che
tale bellezza possa, se non salvare il mondo dalle sue atrocità, almeno mettere
al riparo il nostro cuore da molte delusioni.
Ascolto gli otto, interminabili
minuti di Full Moon e mi chiedo che razza
di lagna ammorbante si possa comporre su un amore perduto, convincendomi una volta
in più di come in tanti, nel vecchio continente, abbiano ascoltato Ryan Adams
e il primo Ray LaMontagne per poi fotocopiarli senza uno straccio di poesia e
ispirazione (un caso a parte è quello di Mattias Hellberg, che almeno conosce
il rock'n'roll e ama i Kiss quanto Bob Dylan). Posso a questo punto affermare
che From Eagle to Sparrow, l'ottavo (l'ottavo!) album di Kristofer
Åström, sia un'imitazione senz'arte nè parte di modelli stilistici ben più espressivi?
Sì e no, perché a salvare prodotti simili concorre sempre un'irriducibile onestà
d'intenti impossibile da sottovalutare, tanto che quando il nostro, in mezzo al
desolato rintoccare country-folk di Come Summer (Come
Standing Outside Your Door), canta "se può essere di una qualche consolazione
/ questa volta non striscerò ai tuoi piedi" viene voglia di abbracciarlo e rassicurarlo.
Il pop'n'roll in salsa folkie di Taser Gun,
la congruità folk-blues di Can You Imagine?
e le malinconiche pennate acustiche di When Will You
Come Back? funzionano come boccate d'aria fresca (al contrario degli
interludi alla Jorma Kaukonen di Loupita #5 e Loupita #6, francamente ridicoli)
e rappresentano le contingenze più efficaci di un disco difficile da prendere
sul serio, e invece molto riuscito in guisa di scherzo involontario, a causa del
perenne saccheggio di referenze altrui.
In questo, tuttavia, Åström si
dimostra svedese fino al midollo, attento alle libertà sociali e alla coscienza
civica, cioè libero di sgraffignare quattro idee malandate ai grandi cantautori
americani ma mai, dico mai, così sfacciato da spacciarle per proprie. Il che fa
tenerezza. Nessuna voglia di ascoltare di nuovo From Eagle To Sparrow, titolo
somigliante di suo a un'inequivocabile dichiarazione di resa. Per carità. Ma un
gelato, a Kristofer Åström, lo offrirei volentieri.