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Benjamin Francis Leftwich
To Carry a Whale
[Dirty Hit 2021]

Sulla rete: benjaminfrancisleftwich.com

File Under: What's the use of getting sober


di Nicola Gervasini (26/07/2021)

E’ ascoltando il quarto album del cantautore britannico Benjamin Francis Leftwich che ci si rende conto come la canzone indie-folk maturata tra gli anni Novanta e Duemila (diciamo di derivazione “Nickdrakiana” per dare un riferimento storico) sia ormai un genere a sé che si è radicato a tutti i livelli, sia quello della scena alternativa indipendente da cui è scaturito, sia ormai anche nel mainstream internazionale. Un bene in fondo, perché il fenotipo del cantautore timido che sussurra la sua intimità con una chitarra acustica e poco altro, è comunque sempre in linea con le strade della tradizione che ci piace continuare a sondare, anche in questi anni di gran confusione del mondo musicale mondiale. Benjamin Francis Leftwich viene da York, ha esordito nel 2011 in ritardo sulla la storia del suo genere, ma abbastanza in tempo per diventare un punto di riferimento anche per molti giovani ascoltatori, a giudicare dal buon seguito registrato nelle piattaforme streaming.

Prima dell’uscita di questo To Carry a Whale, Leftwitch aveva pubblicato online alcune cover degli Arcade Fire, Placebo, Killers e Blue Nile, un percorso che rende evidente come abbia le idee chiare su dove collocare la continuità storica della sua musica, ma poi in una intervista citò Ryan Adams come prima ispirazione contemporanea, e i conti tornano tutti. Voce soffice ed eterea alla Bon Iver, giri di chitarra da vecchia scena folk, tastiere ed effetti a condire, e pure qualche flauto a sottolineare la melodia: l’apertura di Chery in Tacoma dice già tutto sull’obiettivo di album e artista, ma è anche uno dei brani più arrangiati del disco dal produttore Eg White (Adele, Florence & The Machine), perché già Oh My God Please riduce tutto ad un gioco tra le voci e la chitarra. Quello che rende particolare la proposta è comunque il suo modo di cantare inesorabilmente “british”, che a volte ricorda quello di Ian McNabb (ad esempio in Canary in a Coalmine, brano che racconta anche della sua uscita dall’alcolismo, tanto che il disco viene presentato come il suo primo ad essere stato registrato da sobrio).

Rispetto ai dischi precedenti come Gratitude del 2019 o After The Rain del 2016 c’è molto meno uso di elettronica e tastiere, anche se Tired in Niagara o Everytime I see a Bird non si negano un crescendo finto-orchestrale e Wide Eyed Wandering Child si poggia su una non invadente drum-machine. Il disco si adagia pian piano nel suo involuto folk, con poche variazioni sul tema (in Slipping Through My Fingers appare un piano alla Pink Moon) e tanto evidente amore per autori come Jose Gonzalez, fino al veloce folk-pop finale di Full Full Colour che chiude in maniera più spensierata un album comunque cupo e decisamente intimista.

To Carry A Whale è un capitolo molto personale di Leftwitch, che forse non gli porterà grandi nuovi onori (il suo esordio Last Smoke Before the Snowstorm ricevette molte attenzioni nel 2011), ma resta una nuova valida testimonianza di come non serva essere per forza originali e innovativi quando si hanno delle buone canzoni.


    


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