The Bevis Frond è dal 1987 la principale
creatura di Nick Saloman, attivo già nella seconda metà degli anni Sessanta,
che possiamo considerare come una guida spirituale del movimento rock
underground inglese, uno di quei personaggi ai quali non si può che voler
bene. Mischiando psichedelia, space rock, pop e hard rock con un fondo
di malinconia nella voce, al 100% british, influenzato allo stesso modo
dalle melodie di Beatles, Byrds e Kinks e dalla passione per il suono
chitarristico delle grandi band californiane, è tuttora un esempio di
fiera indipendenza, pubblicando sulla sua label Woronzow o su Fire.
Oltre a incidere dischi con regolarità anche con progetti paralleli o
come ospite, è proprietario di un negozio di dischi usati nell’Essex nonché
animatore del magazine Ptolemaic Terrascope. Ha esordito con il notevole
Miasma, toccato vertici notevoli con il successivo Inner Marshland,
il magnifico Triptych e con New River Head nel ’91, rallentando
poi l’attività nel nuovo millennio, in cui comunque ha pubblicato una
decina di dischi e ha seguito la ristampa molto accurata del materiale
più datato. Little Eden è un doppio ambizioso album in cui,
come quasi sempre in studio, Nick suona tutti gli strumenti, mentre dal
vivo è accompagnato dai fedeli Adrian Shaw (basso), Dave Pearce (batteria)
e Paul Simmons (chitarra). La triste foto di copertina, che rappresenta
un casermone periferico ripreso anche dal video della title track, si
contrappone al titolo apparentemente ottimistico, mentre i testi riflettono
il pensiero amaro e pungente di Saloman sulla decadenza del paese.
Venti tracce possono sembrare troppe e forse un paio di tagli si potevano
fare, ma si può solo apprezzare un musicista che dopo 35 anni di attività
è in grado di tirare fuori gioiellini come la scanzonata opener Everyone
Rise dal testo sarcastico, l’epica e pungente And
Away We Go che ondeggia tra Neil Young e Jimi Hendrix, la nostalgica
They Will Return, la preziosa ballata Hold Your Horses,
la lenta e sognante As I Lay Down To Die
con un finale psichedelico da urlo, l’heavy rock Start Burning o
il pop-rock My Own Hollywood, terminando con l’epica Dreams
Of Flying in cui la chitarra si lascia andare liberamente,
degna conclusione di un album che conferma le qualità migliori di un artista
di spessore.