File Under:not
extinct dinosaurs di
Nicola Gervasini (29/08/2016)
Prima
ancora di mettere nel lettore Give a Glimpse of What Yer Not, undicesimo
album dei Dinosaur Jr (e quarto dalla reunion della formazione storica,
avvenuta nel 2007 con il pienamente convincente Beyond), bisogna porsi alcune
domande. La prima è cosa ci potremmo aspettare di nuovo da una band che ha cambiato
rotta poche volte nel corso della propria carriera, e che dipende comunque dagli
sbalzi di umore e dalle dosi di elettricità del proprio leader J Mascis. Per quanto
ci siano stati esperimenti o deviazioni dal seminato nel loro percorso (Hand it
Over, ma anche il precedente I Bet On Sky), il suono dei Dinosaur Jr è un marchio
di fabbrica che non si cambia. La risposta arriva subito infatti, e bastano anche
le prime due tracce Goin Down e Tiny
a dare la conferma: Mascis e soci non hanno più bisogno di dimostrare niente a
nessuno, né tantomeno di mutare ciò che ha sempre funzionato.
E così si
attacca la spina, si fa rullare la batteria di Murph, e si lascia scorrere il
consueto gioco tra il basso di Lou Barlow e le sventagliate sempre al limite del
Hard di Mascis. Che prima di un ennesimo brano a velocità massima (I Told Everyone),
si concede una variazione melodica con la bella Be A
Part, ballata sofferta (ma non troppo) che comunque non abbassa il
livello elettrico della raccolta. Il registro cambia solo quando microfono e scrittura
vengono presi da Lou Barlow, che si lancia in un mid-tempo come Love is… che
sa di versione alternativa di un brano epico della West Coast dei primi anni settanta.
Good To Know riporta tutto nella loro mainstreet, con il solito cocktail
di distorsioni, assoli acidi e un Mascis che canta sempre come se dovesse scoppiare
a piangere entro pochi secondi. La lunga I Walk for Miles abbassa i ritmi
ma non i toni, impantanando un po' l'album prima della stoccata di Lost
All Day, tipico esempio di sentita autocommiserazione da X-generation
anni 90 che mantiene intatto il suo fascino quando a propinarcela è un maestro
del genere.
L'album potrebbe anche finire qui, ma i ragazzi peccano di
senso del limite e vanno avanti con una lenta e younghiana Knocked Around,
tipo di brano che Mascis ci ha già proposto in altri tempi con ben altri risultati.
Più interessante Mirror, con un suono di chitarra
che si discosta dal contesto, e se vogliamo anche qui sempre più vicino a Neil
Young, per un brano che forse a lungo andare potrebbe divenire uno degli episodi
più memorabili del disco. Il quale si conclude con la seconda occasione data a
Barlow con la sua poco incisiva Left/Right. "Faccetta verde"
comunque, nonostante non pochi dubbi e passaggi a vuoto, fosse anche solo per
premiare il fatto che i grandi sanno dare molto anche quando ci presentano un
disco minore che resterà evidentemente ai margini della loro grande storia.