File Under:southern,
classic rock di
Paolo Baiotti (28/04/2012)
The
Vegabonds si sono formati ad Auburn in Alabama nel febbraio del 2009, riunendo
i componenti di due formazioni dei college locali. Senza perdere tempo hanno inciso
il loro primo album Dear Revolution, pubblicato due anni fa, riuscendo ad ottenere
discreti riscontri non solo nel loro stato d'origine. Sono stati in tour nel sud
e nell'est degli Usa con l'aggiunta di qualche show televisivo, poi sono rientrati
in studio nella primavera scorsa a Nashville per incidere Southern Sons.
La voce solista Daniel Allen è accompagnata da due chitarre (spesso affiancate
nell'assolo), sezione ritmica e tastiere, un sestetto compatto e molto affiatato
che recentemente ha girato per un mese abbondante in Europa, tra Spagna, Germania
e Svezia, ovviamente esclusa l'Italia.
Influenzati da band storiche del
rock come gli Allman Brothers, i Rolling Stones e The Band, nonchè dai più recenti
Black Crowes, definiscono la loro musica "new southern rock style", classico rock
anni settanta con echi sudisti nell'uso delle chitarre e nella fluidità del suono,
un genere che da sempre è nel dna dei gruppi americani, ma che ultimamente sembra
più apprezzato in Europa (almeno da una nicchia di pubblico molto fedele). Southern
Sons esprime un'indubbia maturazione compositiva rispetto all'esordio e una ricerca
di originalità apprezzabile, con risultati alterni. Carnival
Man apre il disco con una ritmica dolcemente reggata prima di trasformarsi
in un rock di stampo classico con un break psichedelico, un coro memorizzabile
ed un assolo sudista che ci riporta alle chitarre orgogliose e allo stesso tempo
melodiche degli Outlaws. La voce di Allen è sicura e potente, le chitarre energiche
senza eccedere, la ritmica pulsante.
Il singolo Georgia
Fire è trascinante e melodico, con un finale più aspro di stampo southern,
mentre American Eyes rallenta il ritmo, ma
non centra in pieno il bersaglio pur essendo arrangiata con attenzione. Alongside
Mr Hyde conferma le possibilità della band di scrivere brani interessanti
con una melodia che non si dimentica, utilizzando un piano fluido, una slide accattivante
e dei backing vocals tra rock e pop. City With A Passion
e Since You've Been Free sono più meditate
e riflessive, senza colpire più di tanto, mentre Rooftop'
Surfin è un rock grintoso ed energico con una batteria in controtempo
che caratterizza anche il ritmo spezzato di Conscious
Fog, avvicinabile al suono anni ottanta dei Men At Work. La parte finale
del dischetto comprende The Heist, brano corposo
marcatamente sudista con cambi di ritmo ed un crescendo ben costruito, il riff
heavy di Resolution con una voce avvicinabile
al Mike Farris degli anni Novanta (Screaming Cheetah Wheelies) e la discreta ballata
The Joy We've Found. Un disco che cresce con
gli ascolti da parte di una band giovane, acerba e con ampi margini di miglioramento.