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rock di
Silvio Vinci (26/10/2012)
Starroy,
nome totalmente nuovo per me: ho dato uno sguardo rapido sul loro sito web e la
cosa che più mi ha colpito è lo straordinario impegno dal vivo che questa band
originaria dei boschi di Ozarks, Arkansas (USA) ha profuso negli ultimi anni,
girando praticamente tutta l'America e gran parte dell'Europa. Le loro origini
geografiche in qualche modo descrivono la loro musica, nel MidWest statunitense
si respira blues, country e rock'n'roll, in una parola Southern rock, per meglio
sintetizzare il tutto. Ocho For Willow è il cd che ho che tra le
mani, primo lavoro, presumibilmente registrato a più riprese tra il 2005 e il
2007, uscito inizialmente negli States alla fine del 2007 e in Europa solo quest'anno
(in supporto dell'imminente tour). Gli Starroy sono un quartetto, probabilmente
allargato in studio per ampliare le scelte sonore con tastiere o una seconda chitarra,
un po' come faceva una delle più importanti band americane anni 70 che più pesantemente
li hanno influenzati, i Grand Funk Railroad.
Sonoinfatto i 70s i principali
punti di riferimento degli Starroy: la loro musica è una miscela, molto ben riuscita
anche se derivativa, del suono southern heavy dei Lynyrd Skynyrd e della Marshall
Tucker Band con la granitica musica rock'n'roll dei Grand Funk. Knumb
da inizio alle danze, e si capisce immediatamente cosa abbiamo in casa Starroy:
sudore, polvere e amplificatori valvolari che friggono. Lil
Ditty concede anche un tocco bluesy grazie al bel lavoro del piano
che colora di honk tonky un riff iniziale che si srotola sino ad un cambio netto
di dinamica con begli assoli di chitarra, brevi ma efficaci. Dream
interrompe l'incedere southern per ampliare la gamma di soluzioni: ora ballad,
ora rock psichedelico nella successiva New Day,
funkeggiante alla Wet Willie in The Spot,
e robusto hard rock southern alla Molly Hatchet in War
Cry. Il lavoro degli Starroy, notevole dal punto di vista degli arrangiamenti,
prova a costruire qualcosa di originale, un proprio suono, certo derivativo ma
apprezzabile per scelta di riff chitarristici mai banali, e il premio arriva con
la bella Golden e sopratutto con Ocho,
che non può fare a meno che ricordarmi un suono condiviso con numerose realtà
del rock americano, certamente più accreditati dalla stampa specializzata ed al
pubblico (North Mississippi Allstars, Blind Melon, Dereck Trucks Band, etc).
Arriva
nel finale anche la ballad acustica, roba del Delta , Bella
che una voce con maggiore personalità (come per esempio un Chris Robinson) avrebbe
certamente reso alla grande, ma accontentiamoci. Without
Warning ha anch'essa le giuste dinamiche e il giusto piglio "westcoastiano"
per definirsi rock psichedelico, fisiologico epilogo sino alla conclusiva, ambiziosa,
ma inutile Willow, una sorta di poesia semi
acustica, più un riempitivo che altro. In conclusione, un dischetto assai piacevole,
specialmente per chi ama il suono southern rock, magari ancora non definito per
quanto riguarda personalità e stile, ma certamente un ottimo ed incoraggiante
avvio. Spero di poter ascoltare un altro lavoro, quello della maturità per gli
Starroy.