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country, honky tonk di
Emilio Mera (03/10/2012)
La
parola giusta per definire l'ottavo album dela country singer Carolyn Mark,
The Queen Of The Vancouver Island sarebbe "intelligente".
Che vuol dire album buono e onesto e allo stesso tempo album furbo. Carolyn Mark
si conferma come un'eccellente chanteuse e una buona songwriter che prova a dare
un tocco "moderno" al vecchio suono country al femminile (quello tradizionale
e indimenticabile dell'era d'oro di Wanda Jackson, di Tammy Wynette di Dolly Parton
etc..) al pari di colleghe come Neko Case (con la quale incise nel 2000 il bel
The Other Woman sotto lo pseudonimo di Corn Sisters) ben riuscendo a esprimersi
con la sua voce, le sue emozioni. D'altro canto The Queen Of Vancouver Island,
dopo un inizio scalpitante con le prime quattro killer tracks, si mantiene su
livelli "normali" senza riuscire a confermare quello standard iniziale. The Queen
Of The Vancouver Island suona come un vintage western film con un sound aggiornato
al ventunesimo secolo grazie a dolci armonie (Terri Upton), arrangiamenti azzeccati
e una strumentazione formata anche da armonica, cello, viola, piano, trombe oltre
che dai tradizionali double bass, batteria e chitarra.
Registrato in diverse
locations (California, Vancouver) Carolyn ha chiamato a sé un numero di vecchi
amici (il double bass di Teri Upton, la chitarra di Tolan McNeil) e nuovi colleghi
(Juli Steemson alla batteria) riuscendo a dare all'album un suono eclettico che
cambia facilmente generi dal pop al r'n roll, dal country classico al folk acustico.
L'album ha un inizio folgorante con la bella e convincente Poor
Farmers introdotta da alcune note di piano, la voce di Carolyn che
sembra filtrata da un vecchio telefono e la chitarra acustica fino a che il brano
spicca letteralmente il volo con tutta la sua dolcezza in una ballad introspettiva
che all'improvviso si trasforma con un tocco di violino nella titletrack, una
happy poppy song che sta a metà strada tra i Beach Boys e Lucinda Williams con
un bel piano, una melodia catchy e un (ritornello) sha lala la ooo che
ha lo stesso vibe delle Girl Group dei '60. Baby Goats
è una ballata che ti rimane subito in testa con una chitarra twangy in bella evidenza
e una tromba in puro stile mariachi, mentre Not Talk
non si attesta sui livelli promettenti delle prime canzoni battendo territori
pop da classifica con una voce soulfoul che ricorda Steve Nicks.
Best
Friend riprende il filo del discorso con una dolce melodia contornata
dalla bella voce di Carolyn. Flaming Star
è forse il brano migliore della raccolta, una cover oscura di un film western
di Elvis Presley rifatta in grande stile come una "Ring Of Fire" degli anni duemila,
dove si riaffaccia una bella tromba. Nobody' Perfect
è una simpatica acoustic song che nulla aggiunge alla bravura della country singer
mentre Mellie's Song non convince tanto nell'arrangiamento
costruito su dolci linee di piano e uno strato di chitarre alla Pavement. Lo stesso
discorso vale per Not like The Movies una
mid tempo song a cui manca la carica e il cuore. Carolyn tenta di intraprendere
altre strade imbattendosi nel tipico western swing sound con Cereal Is The
Prize e con la finale You're Not A Whore un
brano molto jazzy che suona come una tipica canzone da saloon, pieno di assetati
pionieri durante la ricerca dell'oro con un whisky piano e un coro di bambini
sul finale. Se qualcuno ha bisogno di dare una spolverata al vecchio jukebox e
di aggiornarlo con nuove country songs, non si scordi di attingere qualcosa da
Queen OF The Vancouver Island.