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Americana, singer-songwriter di
Fabio Cerbone (02/06/2012)
La
sua biografia racconta di un ragazzo del sud sballottato però fra Atlanta e Chicago,
studente nell'Indiana (dove è tornato per incidere questo disco) e oggi residente
a Louisville, Kentucky. Insomma, una vita tipicamene americana verrebbe da dire,
nessuna sorpresa: naturalmente queste disparate influenze geografiche e personali
sembrano avere inciso nel profondo sulla musica di Joel Henderson, che
fin dalla copertina del suo Locked Doors and Pretty Fences non ha
l'aria di un tipico songwriter di provincia, per giunta legato alle radici sudiste.
Si parla sicuramente a sproposito di heartland music nel suo caso, anche se la
produzione di Paul Mahern (da John Mellencamp a Willie Nelson un bel curriculum
il suo) in quel di Bloomington fa scattare subito certi paragoni. Anche le liriche,
che dal particolare volgono verso l'attuale crisi economica e le difficoltà di
maturazione di un uomo, sono un mix fra l'intimo e il sociale, nonostante l'ago
della bilancia tenda più verso i sentimenti.
In verità per Henderson varrebbe
la pena parlare di Americana dal tocco sofisticato e pop, qualcosa che giustamente
lo avvicina di più all'ultimo Ryan Adams (impressionante la somiglianza nell'acustica
Curves, ma anche la fragile
I'll Be Waiting richiama certi falsetti dell'ex Whiskeytown), senza
dimenticare ad esempio un artista quale Ron Sexsmith (l'eleganza di Stranger
e One Kiss at the Time), che di questi intrecci
fra pop d'autore e folk rock ha fatto un suo marchio di fabbrica. Locked Doors
and Pretty Fences ha quindi le sue chance da giocarsi, se non altro perché distingue
il suo protagonista, in undici episodi e poco più di trentacinque minuti di ballate,
dai soliti luoghi comuni del genere, abbellito anche dalle presenze di musicisti
consumati come Jason Wilber (chitarrista di John Prine) e Byron House (bassista
di vaglia a Nashville), spesso raddoppiato dalla seconda voce di Heidi Gluck e
raggiunto da Stasia Demos nel duetto della swingata Baby
I'm So Over You.
Essendo il primo vero disco full band, seguito
di un ep e dell'acustico Always Willing to Take Me In del 2011, Locked
Doors and Pretty Fences racchiude chiaramente in sè molte ambizioni (lo stesso
Henderson parla di un progetto dalla gestazione assai lunga) e non tutto mantiene
certi standard e promesse: diciamo pure che il sound è senz'altro coerente, garbato
come si è detto, oscillando fra momenti strettamente cantautorali e soluzioni
più elettriche. Il pop rock di Are We Running resta
tuttavia ancora molto generico, di bella calligrafia sicuramente, eppure già sentito,
così come Heartless Kisses (il passaggio di
accordi deve troppo a The Weight della Band) e Learning
to Love Loneliness riciclano soluzioni abbastanza familiari. Sono dunque
le tracce più introverse a colpire nel segno, anche se nel finale Joel Henderson
infila una ballata soulful, This Time of Year,
che nei ricami fra organo hammond e chitarre ha l'impronta della migliore canzone
d'autore dei 70. Osserviamolo nei prossimi passi.