File Under:folk
rock di
Gianuario Rivelli (15/10/2012)
Ricorda
tutti e non ricorda nessuno Garron Frith. Faccia simpatica che non sai
se ci è o ci fa, con questo vorticoso muoversi tra i generi con la chitarra a
tracolla, dalla natia Stalybridge (a un tiro di schioppo da Manchester) fino alle
strade americane a noi ben note. E' uno che si prende sul serio ma fino a un certo
punto, perché se no non chiami il tuo esordio The debut album. A parole
cerca le luci soffuse, quando non addirittura il buio, ma poi se ne viene con
un secondo disco che ha tutte le carte in regola per attirare perlomeno qualche
riflettore su di sé. Away From the Bright Lights, appunto, ma non
away from seventies: gli anni 70 sono ben presenti nel dna di Frith e del produttore
Simon J. Alpin (uno che ha lavorato con Teenage Fanclub, Devendra Banhart e Badly
Drawn Boy) e rappresentano l'unico leit motiv di dieci canzoni che per il resto
sono tutte diverse tra loro.
Diverse sì, ma attenzione: dopo ripetuti
ascolti è chiaro che il saltabeccare naif tra folk, blues e americana sottintende
in realtà un discorso cantautorale coerente che si ispira ai vari Van Morrison,
Ry Cooder, John Martyn e Stephen Stills. Con l'impeccabile ma mai invasivo contributo
di Simon Edwards al basso, Dennis Cronin alla tromba, Nick Simms alla batteria,
Seymour Milton alle tastiere e del già citato produttore e polistrumentista Simon
Alpin a mandolino, chitarra elettrica e lap steel, Garron Frith ha confezionato
canzoni che sotto una struttura apparentemente semplice rivelano numerosi e calibratissimi
strati. Il violino malinconico, quasi drammatico e il piano notturno di
Black Widow, brano d'apertura, viene seguito dall'indolente folk con
coda soul di Not the Man e dal blues nudo
e crudo di Pretty Penny in cui Frith canta
e fa gemere la sua armonica in un numero d'altri tempi: un tris per mettere subito
le carte in tavola e dichiarare che la monotonia abita altrove.
Con la
delicata ballata This One pare di aver trovato
un Ray Lamontagne europeo, fatta com'è di piano, chitarra e violino che ti accarezzano
dolcemente. Rocknroll band è un country rock
da manuale, ruffiano al punto giusto nella sua melodia di facile presa, ma subito
si vira nuovamente sul folk scarno grondante fingerpicking di Little
Bird, riuscitissimo omaggio a tanto bendidio uscito dalle nude chitarre
d'Albione. Si continua con il country splendidamente sorretto dal banjo di The
Remedy, passando per l'americana di Good Things
(e a parere di chi scrive la canzone migliore del lotto) in cui Frith pare il
Neal Casal dei tempi migliori per poi ritornare agli umori autunnali di Old
habits. La chiusura è all'insegna della classicità di un blues con abbondante
lap steel e venature gospel (grazie al controcanto di Connie Abbe). Scommettete
su Garron Frith e non date retta al titolo del disco: con il talento e la personalità
sciorinate in Away From the Bright Lights, nella penombra non ci resterà ancora
per molto.