File Under:Texamericana
di
Marco Restelli (11/12/2012)
Basterebbe
sentire le prime note di The Night Before the War,
canzone di apertura di I Am the Man You Know I'm Not, per capire
già molto di Ronnie Fauss. Innanzitutto questo giovane cantautore possiede
un marcato accento texano (di Dallas per la precisione) ed una caratteristica
voce piacevolmente "rugosa", che richiama alla mente autorevoli colleghi quali
il primo John Mellecamp o Steve Earle. Quanto al suo approccio musicale, poi,
risulta chiaramente indirizzato verso un melodico mix di alt-country e Americana.
Detto questo, a beneficio di chi non lo conoscesse, ricordiamo che fino ad ora
ha pubblicato soltanto qualche EP fra il 2009 ed il 2010 e che questa uscita rappresenta
dunque la sua prima vera prova per tentare di allargare il suo pubblico.
Al
riguardo, entrando più nel merito dei vari pezzi, ritengo che alcuni passino a
pieni voti l'esame, come nella già citata apripista elettrica, nella quale fa
subito capolino un gustoso violino che contribuisce a renderla calda e accogliente,
proprio come la più lenta This Year che invece
sarebbe bello canticchiare al tramonto, magari a fianco a un falò, nel festeggiare
la fine di un rodeo. La ballata midtempo Good Enough,
dal refrain più rockeggiante, suona fresca e dal retrogusto piuttosto radiofonico
mentre con la successiva I Can't Remember What You Can
Forget, che ricorda le dolci armonie di Hollywood walts degli Eagles,
viene completato l'arsenale country fornendogli in dotazione una steel guitar
di tutto rispetto. Con la totalmente acustica Sin City
(classico di Gram Parson e unica cover del disco) il ritmo rallenta
fino quasi a fermarsi e la voce di Lilly Hiatt (figlia del grande John),
che duetta con Fuss, contribuisce a darle un tocco ancora più intimo. Il testo
parla verosimilmente di Las Vegas e sintetizza in poche strofe il noto concetto
che "i soldi non fanno la felicità". Veramente notevole.
Sono altrettanto
degne di note, infine, l'organo e la fisarmonica che accompagnano la finale With
Love mentre fra i pezzi meno riusciti del disco segnalerei The
Last, che forse sa un po' troppo di dejà vù per i miei
personalissimi gusti. Tirando le somme, definirei I Am the Man You Know I'm Not
un disco interessante che, pur non brillando per particolare originalità, è senza
dubbio un onesto e solido esordio con alcune punte di diamante, che lascia ben
sperare per il futuro di questo nuovo eroe stradaiolo dei nostri tempi.