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Michael Rudd
Going to the Mountain
[Michael Rudd 2025]

Sulla rete: michaelrudd.com

File Under: laid-back songwriting


di Remo Ricaldone (09/04/2025)

Certi percorsi artistici seguono a volte vie imperscrutabili, passando dalla bulimia a pause che a volte, come nel caso di Michael Rudd, durano per decenni. Cosa lo abbia portato in particolare ad appendere la chitarra al classico chiodo dopo anni di attività nei club di Albuquerque, New Mexico non lo sappiamo, ma il suo recente ritorno sulle scene musicali è avvenuto, con le sue parole, in maniera decisamente sorprendente ed inaspettata, in sogno, con un’ispirazione prepotentemente tornata a farsi urgente e, visti i risultati, benvenuta.

Il New Mexico nel corso degli anni è stato un costante punto di riferimento per Michael Rudd, per molto tempo insegnante e poi dirigente di una scuola in cui le tradizioni locali hanno rappresentato un legame inscindibile tra la terra e le popolazioni che per secoli l’hanno vissuta in maniera profonda. La passione per le commistioni tra punk e radici, il blues (Charlie Musselwhite è stato il musicista con cui il nostro ha speso molto tempo, condividendo il palco e serate a scambiarsi opinioni sulla musica e sulla vita) sono stati passi importanti prima della lunga pausa e la spinta verso la musica non ha potuto che vedere assorbita una visione complessivamente ampia e variegata, che in molti momenti richiama la rilassatezza, l’eleganza e la spontaneità di un JJ Cale e le atmosfere ‘swampy’ di un Tony Joe White con un bagaglio di radici centellinate a dovere.

Going To The Mountain segue di un anno circa il suo debutto discografico intitolato Long Way From Paradise e il tragitto intrapreso risulta decisamente attraente e incisivo sin dall’introduttiva Before The Demon Came con una sezione ritmica vivacemente ancorata al blues e al jazz e un break di chitarra elettrica indovinato per spessore e fascino. My Love Is True è più vicina alla canzone d’autore di Leonard Cohen per come è narrata una storia d’amore segnata da desiderio e rimpianto, intensa e con la chitarra di Pat Malone ancora protagonista, sorretta dall’organo Hammond di Brant Leeper. Cadenzata e con il sapore deliziosamente jazzy è la title-track Going To The Mountain, distesa alla maniera di JJ Cale al quale certamente sarebbe piaciuta un sacco, mentre meditative e fortemente evocative risultano Going Away e End Of Days, tra le migliori del lotto con la movimentata e dylaniana (periodo sixties elettrico) The Far Side e I’ll Always Love You, ballata sfumata di intrigante soul. Canzoni queste dal bel taglio letterario e dall’attenzione a personaggi e storie volutamente ai margini, caratterizzate da un ricercato basso profilo che risulta alla fine vincente.



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