Certi percorsi artistici seguono a volte vie imperscrutabili,
passando dalla bulimia a pause che a volte, come nel caso di Michael
Rudd, durano per decenni. Cosa lo abbia portato in particolare ad
appendere la chitarra al classico chiodo dopo anni di attività nei club
di Albuquerque, New Mexico non lo sappiamo, ma il suo recente ritorno
sulle scene musicali è avvenuto, con le sue parole, in maniera decisamente
sorprendente ed inaspettata, in sogno, con un’ispirazione prepotentemente
tornata a farsi urgente e, visti i risultati, benvenuta.
Il New Mexico nel corso degli anni è stato un costante punto di riferimento
per Michael Rudd, per molto tempo insegnante e poi dirigente di una scuola
in cui le tradizioni locali hanno rappresentato un legame inscindibile
tra la terra e le popolazioni che per secoli l’hanno vissuta in maniera
profonda. La passione per le commistioni tra punk e radici, il blues (Charlie
Musselwhite è stato il musicista con cui il nostro ha speso molto tempo,
condividendo il palco e serate a scambiarsi opinioni sulla musica e sulla
vita) sono stati passi importanti prima della lunga pausa e la spinta
verso la musica non ha potuto che vedere assorbita una visione complessivamente
ampia e variegata, che in molti momenti richiama la rilassatezza, l’eleganza
e la spontaneità di un JJ Cale e le atmosfere ‘swampy’ di un Tony Joe
White con un bagaglio di radici centellinate a dovere.
Going To The Mountain segue di un anno circa il suo debutto
discografico intitolato Long Way From Paradise e il tragitto intrapreso
risulta decisamente attraente e incisivo sin dall’introduttiva Before
The Demon Came con una sezione ritmica vivacemente ancorata
al blues e al jazz e un break di chitarra elettrica indovinato per spessore
e fascino. My Love Is True è più vicina alla canzone d’autore di
Leonard Cohen per come è narrata una storia d’amore segnata da desiderio
e rimpianto, intensa e con la chitarra di Pat Malone ancora protagonista,
sorretta dall’organo Hammond di Brant Leeper. Cadenzata e con il sapore
deliziosamente jazzy è la title-track Going To
The Mountain, distesa alla maniera di JJ Cale al quale certamente
sarebbe piaciuta un sacco, mentre meditative e fortemente evocative risultano
Going Away e End Of Days, tra le migliori del lotto con
la movimentata e dylaniana (periodo sixties elettrico) The
Far Side e I’ll Always Love You, ballata sfumata di intrigante
soul. Canzoni queste dal bel taglio letterario e dall’attenzione a personaggi
e storie volutamente ai margini, caratterizzate da un ricercato basso
profilo che risulta alla fine vincente.