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Lynne Hanson
Just a Poet
[Lynne Hanson 2024]

Sulla rete: lynnehanson.com

File Under: canadian folksinger


di Marco Restelli (25/05/2024)

Ho perso il conto degli album che ho avuto il privilegio di recensire di quella che considero una delle voci più belle ed interessanti dell’intera scena Americana degli ultimi dieci anni. Il perché è presto detto e deriva dal mio personalissimo modo di intendere la musica come dispensatrice di emozioni. E queste di solito sono strettamente collegate alla capacità di chi scrive canzoni di saper raccontare la parte più intima della propria umanità, senza veli, senza filtri, comprese tutte le debolezze e quelle cose che forse “non converrebbe dire”. Lynne Hanson, canadese di Ottawa, col passare dei dischi (con questo nuovo Just A Poet è arrivata al nono), oltre a questa propensione ad aprire se stessa a beneficio dell’ascoltatore più attento, ha anche saputo affinare la capacità di abbinare ai testi melodie progressivamente sempre più avvolgenti.

In questa occasione, in studio si è affidata a Jim Bryson (già produttore di Kathleen Edwards), col risultato di ottenere un disco dal sound elettro-acustico piuttosto essenziale, con pezzi vestiti di volta in volta con l’abito che risultasse più idoneo a raggiungere un livello estetico mediamente alto. Se prendiamo, per esempio, la title track, ballata incredibile che parte col piano e si arricchisce di pochi altri strumenti, è come una carezza al cuore dal testo agrodolce (“I keep looking for something I can’t find / I’m on the wrong side of the double line / A single shell abandoned on the beach”) e che uno non si stancherebbe mai di risentire. Con il singolo Can’t Let Go la Hanson, stavolta con un ritmo leggermente più sostenuto, ci racconta di un vecchio amore passato che la protagonista del brano sembra non riuscire a dimenticare con tanta facilità. Altro brano che considero sicuramente un highlight è Spray Paint, dal mood spensierato, che riprende in parte la svolta stilistica dell’ultimo album Ice Cream In November, forse il più radiofonico della sua carriera, e che racconta scene di alti e bassi in un rapporto di coppia.

Come sempre con i dischi di Lynne è difficile scegliere le canzoni con una marcia in più, vista la qualità, ma dovendo rispettare il dovere di sintesi non posso non citare l’intensa About Yesterday, scritta con Blair Michael Hogan, musicista col quale di solito gira per i palchi formando un duo (recentemente è tornata nel nord Europa, dove ho avuto modo in passato di vederla suonare diverse volte). Proprio durante il concerto del penultimo tour, uno dei pezzi inediti presentati fu Light In Me che mi lasciò subito col desiderio di poterlo presto mettere sul mio stereo. C’è tutta la capacità di questa artista di dirti quanto sia difficile per ognuno di noi saper scovare quella parte dentro che illumini l’altra, quella più oscura, e nel contempo di riuscire a realizzare il più grande desiderio di ogni essere umano: sentirsi amato. Just a Poet: Nomen Omen.


    


<Credits>