La prima sensazione che mi ha dato Bewilderland,
subito in apertura, è che lo spirito di Johnny Cash si sia reincarnato
in Jack Cade. Mi riferisco al tardo Johnny Cash, quello delle magnifiche
American Recordings sessions, officiate da un ispirato Rick Rubin.
L’impostazione della voce e l’arrangiamento, soprattutto nel brano iniziale,
Choose Your Condition, sono ispirati al "Man in Black",
senza ombra di dubbio. Ma questo non vuol dire che il lavoro di Jack Cade
sia una semplice imitazione, tengo a precisarlo, perché nei restanti episodi
c’è una certa originalità e anche altre fonti di ispirazione non scontate
che emergono più o meno esplicitamente.
Intanto vorrei far notare che in questa nostra era digitale, dove qualsiasi
informazione è a portata di click, si fa una certa fatica a reperirne
su questo cantautore, che dovrebbe essere britannico, lasciando aleggiare
un velo di foschia più che mai adatto al personaggio e al suo immaginario.
Del resto Jack Cade dovrebbe essere un nome d’arte, certamente in onore
dell’omonimo rivoluzionario irlandese attivo e giustiziato in Inghilterra
nel XV secolo. Pur avendo pubblicato il suo primo album addirittura nel
2011, nessuno ha inserito note biografiche di questo cantautore nell’immenso
database di Discogs e nemmeno se ne trovano in Bandcamp. Qui però si riesce
almeno a districarsi nella sua discografia, fatta di cinque album e un
live, oltre a qualche singolo e all’album in pubblicazione. Ad aumentare
l’entropia del sistema, c’è che le uscite sono in parte a suo nome ed
in parte come Jack Cade and the Everyday Sinners.
Ad ogni modo quest’ultimo lavoro, Bewilderland, è firmato
dal solo Jack Cade, comunque accompagnato da ottimi musicisti, di cui
però, anche qui, si sa ben poco. Merita sicuramente una citazione la cantante
Helen Muggeridge, la cui voce cristallina fa da contraltare a quella grave
e possente del leader e che è protagonista del brano Where
The Sun Meets The Moon, a mio parere uno dei più riusciti,
in cui duetta con Jack ed è accompagnata da un suggestivo violoncello,
a delineare un mood tipicamente folk noir. Non sono sicuro che l’accostamento
sia del tutto pertinente, ma personalmente ho sentito, in tutto l’album,
delle suggestioni che mi hanno fatto pensare a un paio di personaggi leggendari
di un certo sottobosco britannico: Nick Saloman e Paul Roland. Con quest’ultimo
artista (oltre che scrittore e giornalista) trovo che ci siano affinità
in termini di tematiche e di certe atmosfere, come nel già citato Where
The Sun Meets The Moon, ma anche nel brano The Faster You Run,
o nel conclusivo Keep Believing, con il violino di Hana Maria in
evidenza.
Il leader Jack Cade è il chitarrista unico dell’album e bisogna riconoscere
che la sua perizia, sia all’acustica sia all’elettrica, è davvero notevole.
Per questo aspetto mi pare ci sia una certa vicinanza a Nick Saloman,
titolare pressoché unico della sigla Bevis Frond ed instancabile baluardo
della psichedelia inglese. Per esempio, nei quasi cinque minuti e mezzo
di Little Secret si assiste ad una
crescita lenta ma inesorabile del pathos con una progressione ritmica
costante, in un vortice infuocato di chitarra elettrica che è appunto
tipico di certe lunghe jam dei Bevis Frond. Non c’è comunque alcun momento
debole in questo lavoro, che rappresenta un’evoluzione nella continuità
con quelli precedenti di Jack Cade, ormai esperto a miscelare sapientemente
generi (alt-country, Americana, ma anche blues e psichedelia) e influenze
(quella già citate, ma salta all’orecchio anche Nick Cave per certi toni
cupi).
Degna di nota la chicca della veste grafica della sola edizione fisica
dell’album: 200 copie in cd con copertine uniche realizzate a mano da
Jack in persona. Dalla tiratura di questa edizione e dalle copie fisiche
degli album precedenti rimaste in vendita su Bandcamp, mi vien da pensare
che la platea degli uditori di questo ispirato autore e interprete sia
limitata a numeri del tutto confidenziali ed è un vero peccato perché
la sua voce e le sue composizioni sono all’altezza di nomi molto più blasonati
e riconosciuti.