Con un timbro vocale del genere, posso solo immaginare
che il destino di Bella White fosse segnato: se amate la country
music dalle fragranze più rurali, quelle legate alla tradizione bluegrass
e appalachiana, così come quegli accenti “twang” di una volta, che hanno
reso immortali certe regine di Nashville, penso soprattutto a Loretta
Lynn, allora scoprirete in Among Other Things una specie
di anello di congiunzione con la nuova generazione di musiciste Americana
e dalla sensibilità folk. La vera sorpresa è scoprire che Bella White
è canadese, cresciuta a Calgary, lontana quindi dal cuore della tradizione
che richiama, anche se la biografia di questa giovane autrice ci aiuta
a risolvere il mistero. Educata dal padre, originario della Virginia e
suonatore di banjo, fin da piccola ha abbracciato le sonorità del folk
americano, partecipando a festival e music camp dove ha coltivato il suo
talento musicale.
A nemmeno diciott’anni si è trasferita a Boston, dove sono nate le canzoni
del suo album di esordio, Just Like Leaving, inciso poi a Nashville
e pubblicato da un marchio storico come quello della Rounder. Rispetto
all’impostazione acustica e rigorosamente roots di quel disco, Among
Other Things è sicuramente un passo avanti, un progetto più articolato,
registrato in California con la produzione di un nome chiacchierato come
quello di Jonathan Wilson, che ha coinvolto nelle sessioni diversi
musicisti di estrazione indie rock quali il chitarrista Buck Meek (Big
Thief), il pianista Drew Erickson (già collaboratore di Weyes Blood e
Lana Del Rey), oltre alla collega cantautrice Erin Rae ai cori e Patrick
M’Gonigle al violino. Ciò non toglie che l’interpretazione della White
resti profondamente country nello stile e aggiungerei anche nella forma,
come ci conferma l’apertura di The Way I Oughta Go, solamente adesso
più curata in alcuni dettagli e nella scelta degli arrangiamenti, che
mettono in risalto la vulnerabilità delle sue canzoni.
É come se avesse compiuto una specie di aggiornamento delle sue principali
influenze (lei cita Joni Mitchell e John Prine, ma si può fare di meglio,
non tirando in ballo i soliti noti), ampliando lo spettro delle sonorità,
ma restando con i piedi ben saldi negli insegnamenti che le ha impartito
il padre. Così la scaletta di Among Other Things alterna ballate
delicate e introspettive quali Flowers on My
Bedside e Dishes, ideali
per esaltare certe tonalità vocali di Bella, ed episodi decisamente più
classici nel rispolverare certo country rock d’epoca, comprese le tematiche
affrontatre, da Break My Heart a Numbers, in cui entra in
gioco anche l’immancabile pedal steel e svetta il contributo del piano
di Erickson. L’album prosegue su questo tracciato, abbondando in storie
di orgoglio femminile (Marilyn) e rivelazioni personali (The
Best Of Me, dolce ballad cullata da piano e accordion), e se
da una parte un plauso va riconosciuto a Jonathan Wilson per la solita
prova magistrale nello scolpire certi suoni, dall’altra va anche ammesso
che la stessa interpretazione di Bella White, così caratterizzante, può
a volte risultare un limite, che forse tende a uniformare molto il repertorio
e l’umore dell’intero Among Other Things, chiuso proprio dall’omonima
canzone.