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cosmica americana
di Fabio Cerbone (30/05/2020)
Sono loro stessi a toglierci
le castagne dal fuoco, definendosi "London cosmic country folk band",
espressione colorita che circoscrive un suono, un’epoca e un’attitudine,
quelle che si sono impossessate del secondo album della band inglese
The Hanging Stars. Non sono nuovi ad incursioni nel genere dalle loro
parti, qualche volta riuscendo ad essere persino più freschi e credibili
dei lontani parenti americani: c’è un sottobosco in Inghilterra che sembra
attirato come le api al polline verso la cultura psichedelica, il folk
rock e il country cosiddetto cosmico che segnò un’età di passaggio nella
California di fine sixties.
Nel caso del quartetto degli Hanging Stars – il songwriter, cantante e
chitarrista Richard Olson, il bassista Sam Ferman, il batterista Paulie
Cobra e Patrick Ralla al banjo, chitarre e tastiere – i punti di riferimento
sono tutti alla luce del sole, così come le melodie dilatate e gli ambienti
sonori stratificati che intersecano tradizione e rock liserigico in questo
loro A New Kind of Sky, seguito dell’esordio del 2016 intitolato
Over the Silvery Lake. Choir of Criers, con l’angelica pedal
steel dell’essenziale collaboratore Joe Harvey-White, le voci celestiali
e i tramonti del Laurel Canyon sullo sfondo, è un biglietto da visita
che invita a intraprendere il viaggio insieme alla band, subito doppiato
dalle trame espanse di I Woke Up in July,
una specie di nastro recuperato dalle cantine della Baia di San Francisco.
Nostalgia molta, ma anche una qualità media delle canzoni che testimoniano
come The Hanging Stars ci credano davvero, avendo inciso l’album tra Los
Angeles, Nashville e Walthamstow, in madre patria, con un dispendio di
idee ed energie notevoli.
Ci sanno fare insomma, e possiedono dalla loro parte quel po’ di eccentricità
che non guasta (per esempio nell’arrembante mariachi sound che incrocia
al largo i Calexico in Three Rolling Hills),
oltre a un amore dichiarato per i loro padri spirituali: (I’ve Seen)
The Summer in Her Eyes e la title track sono infatti puro distillato
Byrds, passando magari per i misconosciuti Sadies o i Beachwood Sparks,
altre formazioni affini per effetto passatista; Heavy Blue ha invece
i colori della Summer of Love aggiornata al brit pop; e Lonely Rivers
sarebbe piaciuta anche a Tom Petty, che d’altronde di quella famiglia
californiana faceva parte orgogliosamente. Come voler male dunque a questi
Hanging Stars se poi decidono di intitolare un brano (Song
for) Fred Neil, adangiandola sui toni di una ballata folk trasognata,
stratagemma a cui ricorrono in più di un’occasione, liberando il potere
straniante e imbambolato delle voci (quella specie di gospel psichedelico,
con tanto di fiati, intitolato I Was a Stone) e qualche volta anche
una soffice leggerezza sunshine pop (nel singolo I Will Please You)
che non sfigura affatto nell’archittettura sonora di un disco, questo
A New Kind of Sky, che riflette i colori, il gusto e lo stile vintage
della copertina stessa, qualcosa che pare sbucato dagli archivi fotografici
della Nitty Gritty Dirt Band o dei Flying Burrito Brothers.