File Under:
young outlaws di
Davide Albini
(27/09/2017)
Ci
deve essere qualcosa di speciale nell'aria, forse persino nell'acqua del Kentucky,
chi lo sa. Lo stato di salute della country music - parliamo di quella che guarda
alla tradizione migliore del genere, agli outlaw degli anni settanta, ma anche
alle radici profonde di questo linguaggio musicale - è ottimo e un po' lo deve
a questi figli della regione appalachiana, famosa nell'immaginario per il whisky
clandestino e le miniere, ma soprattutto nominata ufficialmente "Bluegrass state",
patria di un suono che ha fatto scuola. L'ultimo talento locale ad aggiungersi
alla lista è Tyler Childers e come Chris Stapleton e soprattutto Sturgill
Simpson, quest'ultimo suo mentore e produttore in Purgatory, sembra
riprendere i temi e le sonorità più care a chi si è invaghito del country rock
dei fuorilegge.
L'accento di Childers, ventiseienne cresciuto a Lexington
dopo una adolescenza burrascosa, è leggeremente spostato proprio verso il bluegrass,
ma non disdegna affatto honky tonk elettrico, ballate folk e una forte impronta
rurale che offre una personalità già formata a questo suo secondo lavoro solista.
L'esordio nel 2011 con Bottles & Bibles, prima un'esperienza con i Food
Stamps, anche se la vera esposizione a livello nazionale arriva proprio grazie
a Purgatory, dieci canzoni che facilmente richiameranno alla memoria lo stesso
Simpson (ne percepiamo l'eco dello stile in Whitehouse
Road e Honky Tonk Flame), ma sanno distinguersi per le tematiche
biografiche e la capacità di Childers di affrontare la tradizione senza apparire
come uno scolaretto disciplinato o uno che tende soltanto a fare del revival.
Il sound di I Swear (to God) o Feathered
Indians è senza dubbio fedele al passato, lo evidenziano l'intreccio del fiddle
di Stuart Duncan con le chitarre e il banjo, dando l'impressione che la vera novità
e freschezza di un disco come Purgatory siano soprattutto le vicende narrate.
Childers non ha paura di tirare in ballo droga, sconfitte, la dura vita
nell'America più rurale - il purgatorio, appunto, che il destino gli ha assegnato
- e in questo è vicino allo spirito outlaw, mentre i contenuti musicali di ballate
come Tattoos, di certi bozzetti country agresti
come Banded Clovis o della stessa Purgatory,
intrisa di profumi bluegrass sono quanto di più tradizionale si possa immaginare.
Per intenderci, lo stesso Sturgill Simpson appare chiaramente più "progressista"
e innovativo nelle scelte sonore, ma è anche vero che Childers potrebbe essere
ancora alla ricerca della sua identità, come conferma l'arrangiamento di un brano
dal tono country rock moderno, inaspettato nella scaletta, dal titolo Universal
Sound.
L'incontro con Simpson è avvenuto attraverso una conoscenza
comune, il batterista Miles Miller, che insieme a poche fidate presenze ha partecipato
ai giorni di sessione al Butcher Shoppe studio di Nashville. Le stesse origini
geografiche, la frequentazione di determinati luoghi ed esperienze devono avere
cementato l'intesa e non si può negare che i risultati siano arrivati spontaneamente,
regalandoci una nuova entusiasmante voce neo-tradizionalista su cui puntare in
futuro. Ben arrivato Tyler Childers.