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folk, Americana di
Marco Restelli (01/10/2014)
Pur
avendo la nostra rivista già recensito i dischi precedenti di Lynne Hanson,
tra l'altro sempre con "buoni voti", ammetto candidamente di averla conosciuta
solo ascoltando River of Sand - sorta di concept sulla solitudine
e l'abbandono, prodotto da Lynn Miles - per poterlo in qualche modo raccontare
ai nostri lettori. È stata quindi una piacevole sorpresa scoprire che il fiume
di questa bionda donzella canadese (di Ottawa), lungi dall'essere pieno di sabbia,
fosse in realtà carico di acqua fresca e di melodie ammalianti, come poche delle
sue pari emergenti americane abbiano fatto ultimamente (mi vengono in mente soprattutto
Sarah Cahoone e Amanda Pearcy). Lo stile folk/ americana (autodefinito "porch
music with a little red dirt") e la voce, che ricorda un po' quella di Aimee Mann,
suonano suadenti e cullanti, specialmente nelle ballate più lente come l'incantevole
This too Shall Pass, o in quelle leggermente
più andanti, come Waiting by the Water.
Nel
primo pezzo una donna continua a sperare, sembra quasi pregare, che il suo dolore
possa presto passare, anche se Dio sembra essersi dimenticato perfino quale sia
suo nome. Nel secondo, arricchito di spennellate di pedal steel guitar da favola,
l'attesa del ritorno del proprio amore sembra non finire mai (I am waiting by
the water - I am waiting to be found - but the sky is getting stormy and the train
is leaving town) lasciandola triste e definitivamente sola. Di brani speciali
la Hanson ne regala ben più di uno, come l'acustico e ancora più scarno Tightrope
(bello il suono del mandolino che ogni tanto fa capolino fra le due chitarre)
nel quale una donna cerca e trova, metaforicamente, la casa di Dio, ma la trova
disabitata. Non le resterà che lasciare la propria anima in balia delle tentazioni
del diavolo e poi gridare di voler essere salvata da qualcuno. In Foolish things,
il mood è lo stesso anche se la chitarra che l'accompagna stavolta è elettrica.
Qui l'autrice si chiede, dopo essere stata lasciata, se l'amore sia solo un sogno
e se forse non abbia solo perso tempo dietro a cose stupide.
Le più belle
tracce dell'album però, a mio avviso, arrivano verso la fine, entrambe accompagnate
da un pianoforte discreto, ma efficace: la vellutata Colour
My Summer Blues, perfetta per questo inizio d'autunno ("I'm gonna sit
here drinking til' no longer miss it - those echos of you ") e l'incantevole That
Old House che descrive malinconicamente gli spazi di una casa dove
viveva da adolescente e nella quale ogni promessa d'amore non è stata, purtroppo,
mantenuta. Restano da evidenziare i gradevoli episodi uptempo, come la title track
venata di blues che apre il disco, o anche la bellissima Whiskey
and Tears dove l'alcool sembra l'unica via di uscita per diluire le
proprie lacrime. Non male, a dire il vero, neppure la chiusura di Trading in
my lonesome, ma come detto all'inizio riguardo all'argomento di fondo scelto
da Lynne, a prescindere dal ritmo, questo non è certo un album da metter su in
una festa di compleanno. Ci vorrà in realtà una dedizione all'ascolto molto più
intensa e anche l'umore giusto, ma state sicuri che ne varrà veramente la pena.