The Delines
Colfax

[Décore/ Audioglobe 2014]

www.thedelines.com

File Under: neon desert country rock

di Fabio Cerbone (13/05/2014)

Una copertina virata suoi neon della notte, un motel dalla periferia del nulla che tanto richiama le stesse fotografie utilizzate per i suoi romanzi, l'esordio targato The Delines è animato dalla penna di Willy Vlautin, voce narrante dei Richmond Fontaine e oggi più che mai talento della letteratura americana dei margini con i suoi The Motel Life e Verso nord (pubblicato di recente in Italia da Quarup). In questa occasione però Vlautin si è defilato dal ruolo di attore principale, limitandosi alla sceneggiatura (e alla parte musicale), offrendo i suoi testi alla voce soulful e agrodolce di Amy Boone, amica di lunga data incontrata sull'affollata e vivace scena folk di Portland, una mecca assoluta dell'underground americano da diversi anni a questa parte. Ex prima donna delle Damnations Tx. insieme alla sorellastra Deborah Kelly, formazione minore del circuito roots rock con un paio di lavori rimasti nel dimenticatoio, nonostante le mille promesse e qualche osanna (esagerato) della stampa specializzata, la Boone diventa qui autentica musa e offre il canto alle storie di ordinario dolore e nuove speranze che Vlautin coglie dal quotidiano della società americana.

The Delines hanno preso forma definitiva nel 2012 con gli innesti del batterista Sean Oldham e soprattutto della pianista Jenny Conlee (The Decemberists) e di Tucker Jackson (Minus 5) alla pedal steel, elementi questi ultimi essenziali nel tratteggiare il mood avvolgente e sussurrato di Colfax, classico esempio di un alternative country al crepuscolo che richiama le distese e la solitudine di certi non-luoghi americani, gli stessi che da tempo ispirano l'opera di Vlautin con i Richmond Fontaine (ricordiamo che la band è originaria di Reno, Nevada e da anni opera a Portland). L'impressione dunque è che il languido, desertico incedere dei Delines sia una trasposizione meno secca, acida e garagista degli album dei Richmond Fontaine, approfittando fin da subito con Calling In e The Oil Righs at Night delle inflessioni di Amy Boone, una voce poco appariscente eppure ricca di sfumature che ricorda da vicino l'approccio di una Margo Timmins (Cowboy Junkies).

L'accostamento con l'assopito, candido suono country rock dei canadesi (da sentire Flight 31) pare azzeccato per descrivere le morbide pennellate di chitarre e steel in Colfax Avenue, I Won't Slip Up e State Line, punteggiate da un leggero piano elettrico e levigati riverberi, nonostante il limite maggiore dell'intero debutto dei Delines appaia a volte proprio questo compiaciuto atteggiamento sonoro, che appiattisce un po' l'effetto finale. Sandman's Coming è un elegante diversivo jazzy per piano e voce, piazzato a metà della scaletta, ma per il resto si torna a viaggiare tra dinamiche molto controllate e minimali, che spesso volgono lo sguardo alla citata matrice soul e si tingono anche di raffinati profumi sixties (I Got My Shadows e He Told Her The City Was Killing Him), ma chiudono con un autentico colpo di classe intitolato 82nd Street. Difficile pronosticare, visti i mille interessi di Vlautin, se Colfax resterà soltanto un episodio isolato o qualcosa pronto a cercare nuovi spazi di espressione.


    


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