Martin
Zellar & The Hardways Scattered
Owen lee 2002
Non inganni la copertina da songwriter intimista, Martin Zellar continua
a preferire le highways impolverate del Midwest americano, sporcandosi le mani
con un rock'n'roll dall'animo operaio e dal cuore tenero. Fin dagli esordi classificato
tra i nuovi springsteeniani di provincia, ha pagato a duro prezzo il fatto di
proporsi con un blue-collar rock derivativo e spudoratamente influenzato non solo
dal Boss, ma dal piglio barricadero del primo Mellencamp e di gente come i Del
Lords, senza badare al fatto che il suo nome era già una leggenda dalle
parti di Minneapolis, prima leader dei Gear Daddies, poi solista. Tra poche impennate
d'orgoglio e molte delusioni, Scattered è un ritorno alla
purezza ed ingenuità degli esordi: lo slancio dei fedeli Hardways alle
spalle, chitarre brucianti che incrociano il tocco romantico di un piano ed una
voce che non è proprio un miracolo d'espressione, ma riesce a tenere la
rotta. La musica di Zellar ricorda molto da vicino altri talentuosi eroi minori
di Minneapolis quali Scott Laurent e GB Leighton: rock periferico e stradaiolo,
buono per una scorribanda notturna ed una bevuta tra amici. Dan Neale assicura
un prezioso fuoco di elettricità in Here's To Everyone, Scattered
e nel country-rock ringhioso di Barfly Blues; Zellar da par suo aggiunge
un pizzico di malinconia e senso di epicità in ballate al neon quali What
It Is I Feel e Low Road, virando al folk nella cover di Neil Diamond,
And the Grass Won't Pay No Mind. Scattered non cambierà il volto
della carriera di Martin Zellar ne sconvolgerà la vostra personale discoteca,
ma ha parecchi modi per farsi apprezzare per almeno una buona stagione. (Fabio
Cerbone) www.martinzellar.com
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