Justin Trevino
The Scene of The Crying
Lone Star/TMG 2002




Spero vivamente ci sia dell'ironia nell'intitolare un disco The Scene of The Crying. Se poi decidi di dare il via con una canzone come Two Empty Glasses pensi che l'ascoltatore non abbia già capito dove vuoi andare a parare? E' una dichiarazione che non lascia troppi dubbi: arrivano lacrime, amori infranti, bottiglie di whisky per affogare i dispiaceri ed mille altri luoghi comuni della country music più classica, quelli che affollano le note del terzo lavoro di Justin Trevino. Piccola stella della scena tradizionale di Austin, cieco dalla nascita ed innamorato pazzo dell'età dell'oro del country texano (Rick Price e Johnny Bush i suoi eroi), Trevino si appoggia ad un coscienzioso repertorio di cover (più interprete che autore, dunque) e se ne esce con un disco assolutamente fuori tempo. Duetti con dimenticate icone country quali Wanda Jackson (in What have We Done) e Jimmy C. Newman (nella deliziosa Daydreaming) ed interpretazioni fedelissime di canzoni portate al successo da leggende come Geroge Jones, Tammy Wynette ed Ernest Tubb sono il suo piatto forte. Voce melodiosa ed arrangiamenti finissimi, roba extra-lusso insomma, per chi, beninteso, apprezza la forza della vecchia country music d'orgine controllata. Pedal Steel (Dick Overbey) e fiddle (Bobby Flores) a guidare le danze, ballatone strappalacrime (Sound That a Breaking Heart Makes, Rest of My Tears), honky-tonk da struggimento (Three's a Crowd, Old Faithful), per una resa complessiva da accademia del Grand Ole Opry. Forse il problema sta proprio in una eccessiva attenzione alla forma: suona tutto perfetto e un po' troppo pulito, nonostante le qualità canore ed il trasporto del ragazzo non siano messe in discussione. Piacerà agli animi gentili, ai vecchi nostalgici e naturalmente a tutti querlli che hanno avuto un cuore spezzato dalla propria amata...
(Davide Albini)

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