Florence
Dore Perfect
City
Slewfoot 2002
Eric "Roscoe" Ambel, dopo l'estemporaneo e divertente album con gli Yahoos,
torna nelle vesti di produttore, ruolo in cui il suo nome è quasi sempre
sinonimo di garanzia: ed ecco un altro lavoro a testimoniare tutto ciò
e a farci conoscere un'ottima songwriter che risponde al nome di Florence Dore.
Nativa di Nashville, Florence è professoressa di letteratura americana,
e in questo suo album di debutto, oltre ad avvalersi del servizio del già citato
"Roscoe", è attorniata dalla sua band, i cui nomi sono degni del massimo rispetto
a partire da Dennys Dicken, batterista dei mai dimenticati Smithereens,
dal chitarrista Chris Erikson, fino al bassista Scott Yoder, già
nella band di Kevin Salen e Tim Carroll. Dobbiamo un grazie anche alla mamma di
Florence che, dopo averla iscritta ad una scuola cattolica, pensò bene di andarsela
a prendere quando aveva otto anni per portarla con sé ad un concerto di Johnny
Cash, e chissà che non sia stato un concerto premonitore del destino. Ma veniamo
ad oggi: Perfect City viaggia in bilico tra folk e roots con le
chitarre sempre bene in evidenza sin dal brano di apertura Early World
dove l'influenza della canzone country è più accentuata, a Perfect City
in cui è il rock misto roots a farla da padrone, arrivando a No Nashwille
con il suo andamento malinconico. Una delle peculiarità dell'album è proprio il
fatto di non ancorarsi ad uno dei generi che ho citato ma di scorrere via senza
mai annoiare: tutte le canzoni sono degne di nota, una riga in più per Wintertown,
struggente finale dedicato a degli studenti uccisi nel 1970 in Ohio, come già
ricordava Neil Young in una sua famosa canzone. Il rock al femminile, dopo un
periodo di stanca, è tornato più forte di prima... (Ruggero Marinello)
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