Ci sono voluti otto anni per poter scartare nuovamente questi Midnight
Souvenirs di Peter Wolf: i suoi amici ed eterni ispiratori Mick Jagger
e Keith Richards avrebbero qualcosa da recriminare stando al loro famoso motto
"time is on my side", ma è evidente come l'ex voce della J Geils band sia ormai
libera di centellinare con la saggezza della maturità i suoi dischi, magari accantonando
l'idea di inseguire il successo di una volta per legare insieme album raffazzonati
e canzoni insipide. È un po' come sbirciare un suo quadro (ne trovate uno in bella
mostra nell'immaine di copertina, e pare che siano anche parecchio apprezzati)
e comprendere che a lui interessa probabilmente smuovere qualche passione e solleticare
la nostalgia dei suoi estimatori più che conquistarsi una nuova impossibile scalata
verso la gloria. Midnight Souvernirs è dunque la tranquilla conclusione
di una sorta di trilogia, confermata anche dalla presenza dell'inseparabile Kenny
White alla produzione: come in Fool's Parade, ancor di più nel bellissimo Sleepless
e oggi in questa raccolta di stili e sensazioni dove l'american music che scorre
nelle vene di Peter Wolf si fa apprezzare per il suo inguaribile "savoir
faire", per l'eleganza soul mista al fuoco del rock'n'roll, per il mestiere
di una vecchia volpe unita all'ingenuità di un ragazzo ormai cresciuto.
Le atmosfere, le riflessioni, i sogni sono assai simili ed è un gioco facile accostare
i tre lavori in un'unica sequenza: l'universo femminile, gli amori e le speranze,
il tempo che passa, qualche amico perduto e il resto viene da sé, con l'astuzia
di servirsi dei musicisti e dei collaboratori giusti per ogni evenienza. Magari
suonerà un po' troppo studiato e vincente questo Midnight Souvenirs, un disco
dove non si manca il bersaglio soltanto perché ci sono tanti e tali "trucchi"
in ballo da renderlo perfetto: eppure non è da tutti far risuonare quarant'anni
e passa di carriera dentro un intruglio che delle sue variopinte sfumature, dei
suoi sbalzi di umore e di genere riesce a fare un punto di forza. Facile, penserete
voi, con le chitarre di Larry Campbell e Duke Levine (fra gli altri), i cori impastati
nel calore del gospel di Ada Dyer e Catherine Russell e naturalmente quei duetti
collocati ad arte: dalla Shelby Lynne che troneggia in Tragedy
alla dolcissima Neko Case in The The Green Fields
of Summer, due ballate che dalla tradizione southern, quella che muove
dal country blues e vira verso il soul e il rock'n'roll più caldo testimoniano
invece la vera arte di Peter Wolf, ovvero sia mettere tutti a proprio agio, con
fare accomodante (sentitelo portarsi per mano il buon Merle Haggard nella
conclusiva It's Too Late for Me, affettata
quanto volete, ma che classe!) e con la sua capacità di suonare fuori tempo.
Un clasico insomma, magari "minore" come lo è sempre stata la sua figura
(dalla J Geils band in avanti), ma capace di incidere e lasciare un segno anche
in chi lo ha influenzato: allora farete fatica a distinguere se I
Don't Wanna Know sia veramente un suo pezzo oppure un bellissimo "avanzo"
di un Tom Petty particolarmente ispirato, tutto questo mentre l'appiccicosa Watch
Her Move è un brano che manderebbe in sollucchero il Mick Jagger solista
(che questa roba non sa scriverla più), There's Still
Time un country soul condotto in sontuosa carrozza e l'accoppiata
Always Asking For You/ Don't Try To Change
Her (scritte entrambe con il collaboratore Will Jennings) la prova
definitiva che certe ballate ci possono ancora fare innamorare. Nel percorso libero
e completamente personale di Midnight Souvenirs Peter Wolf non si è fatto mancare
proprio nulla (dai poli opposti arrivano Lying Low,
il rauco delta blues di Thick as Thieves e
il sofisticato r&b di Overnight Lows) e soprattutto
deve essersi divertito un mondo a recuperare Everything
I Do Gonna Be Funky di Allen Touissant, finendo dritto nelle braccia
degli spiriti di New Orleans (non necessariamente quelli più benevoli) grazie
allo splendido omaggio di The The Night Comes Down (For
Willy Deville), rock ballad che trasuda anima come ai tempi di Coup
de Grace ed è già una delle canzoni di questo 2010. (Fabio
Cerbone)